Analisi del giorno dopo: quel film con attori di quarta serie, il tagliafuori, le coesistenze e la “sindrome Zanotti” che colpisce ancora
Dove eravamo rimasti…
Quale era l’auspicio della vigilia? Non rivedere lo stesso film contro Brindisi delle ultime cinque uscite. Il primo tempo non solo era una pedissequa copia dei precedenti, bensì anche con “attoracci” di quarta serie. Pensare di aver avuto due settimane a ranghi (quasi) compatti e approcciare così ad una sfida importante di campionato, è delittuoso. Si parlava di cambiare mentalità, di alzare il livello agonistico dalla palla a due e soprattutto dimostrare di essere cinici nei momenti che contano. Purtroppo niente di tutto ciò, una reazione nel secondo tempo, figlia anche di un calo evidente di Brindisi e, come sempre una coltre di nebbia nelle giocate offensive che possono far vincere la partita. Qualche razionale taoista dirà che non sono queste partite da vincere ma quella contro Cantù di domenica prossima…invece io dico che la partita da vincere è sempre quella per cui si alza una palla a due iniziale. Se i giocatori dell’Allianz e lo staff tecnico non entrano in questa modalità, potremo scrivere a tavolino il finale di stagione, predisponendo gite domenicali durante la post-season.
Il “tagliafuori”
Ho visto in quaranta minuti due (!!) “tagliafuori” ben eseguiti dagli uomini di Dalmasson: uno di Tommy Laquintana e uno di Hrvoje Peric. Il resto è palese dimostrazione che in serie A non si lavora più sul fondamentale, che ci si aggrappa alle verticalità dei giocatori, e allo spirito del minibasket, quello che calamita sguardo e corpo verso l’affascinante “arancia”. La questione si fa grottesca quando dalla parte opposta c’è attitudine al rimbalzo offensivo: Willis ha imbarazzato il proprio difensore catturando carambole di agilità, Perkins con vigorosi chili per contatti legali, Gaspardo con salti da cavalletta.
Coesistenze necessarie
I grandi allenatori sostengono che i giocatori forti devono giocare, a prescindere dalla tipologia, sta poi nello staff tecnico farli coesistere. Myke Henry e Davide Alviti sono “ossimori” nella squadra, incompatibili giocatori per il sistema dalmassoniano. Nel terzo quarto i dieci minuti concessi all’americano e la perdurante panchina all’alatrese portano in dote un potenziale dimezzato. Serve lavorare su questo aspetto, la coesistenza dei due è qualità da proporre sui 28 metri, è necessario investimento da fare per elevare l’arsenale biancorosso ma anche per potenziare il quintetto difensivo (sempre che Henry torni ad aver voglia di difendere).
“Sindrome Zanotti”, il paziente ha ancora sintomi evidenti
Non c’è vaccino alla “sindrome Zanotti”, i giocatori dell’Allianz perlomeno sono ancora in lista di attesa. Come ogni maledetta domenica, il beneficiato di turno, e per la seconda volta in due settimane, è il giovanissimo Riccardo Visconti: 14 punti in 14 minuti (media Drazen Petrovic ndr.), due triple spacca-gambe e le facce soprese dei difensori. Il terrore è che Cantù si presenterà con un manipolo di complementi, un attacco globale agli anticorpi deboli dei triestini. Massima allerta.
Siamo onesti fino in fondo?
Breve storia triste: se l’Happy Casa Brindisi avesse segnato i tiri liberi nel primo tempo, la sfida si sarebbe chiusa già nei primi venti minuti.
Raffaele Baldini
Pubblicato il febbraio 28, 2021, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Analisi giorno dopo, Happy Casa Brindisi, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
Complimenti, complimenti e complimenti ancora. Condivido ogni singola parola…