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Eredità di una semifinale: ci sono momenti e momenti, ora è quello di festeggiare

Ai sofisti della prima ora, ai “tafazziani” indefessi e ai critici per conformazione cromosomica dico di attendere fuori per qualche oretta. Eh si, perché è necessario trovare quel momento di “poetica ignoranza” in cui godi come un mandrillo per quello che hai ottenuto, perché vincere una serie playoff (e 3 a 0 per giunta) è una conquista, dura, e come tale merita di essere onorata. Dirò di più, se i sofisti di oggi sono quelli che stavano impugnando l’ultimo chiodo per chiudere la bara di una stagione cestistica, allora a maggior ragione devono stare nelle retrovie (chi scrive compreso).

Ricordo che di fronte c’era la Reale Mutua Torino, quarta arrivata nel proprio girone, con un grande allenatore come Franco Ciani (splendido l’applauso convinto del Palatrieste ndr.) e un roster di gente con gli attributi. La realtà è che le tre partite sono state decise da stoccate di talento, da stoccate di uomini che hanno quel pizzico di ghiaccio nelle vene per segnare quel tiro o quei tiri nei momenti che contano. Tatticamente ha vinto qualcuno? No. I playoff sono così, l’imponderabile è sintetizzato nei quaranta minuti vissuti sotto le volte del Palatrieste: i padroni di casa volano sulle ali di un’arena bollente, gli avversari boccheggianti che arrancano vedendo la salita sempre più impervia. Ed invece la logica finisce dove comincia l’orgoglio di non voler abdicare. Ed ecco che comincia la 160a partita all’interno della stessa partita.

Ho definito la partita “bruttissima” ma è una scivolata ignorante da neurone messo alle strette. In realtà è stata una classica partita playoff, dove ci sono tanti, troppi ingredienti che definiscono un piatto complesso, per cui i gusti li assapori gustando e concentrandoti su di essi. C’è stato pathos, ci sono state giocate di livello, anche costruite di squadra, ci sono contatti oltre il livello di guardia per cui ogni canestro diventa un’impresa. Era la terza battaglia in pochi giorni, 120 minuti in cui il divario netto lo si sarà visto per forse 20. Trieste ha meritato di passare il turno, Torino merita gli onori ma l’augurio è che esca da un appiattimento societario che tramuta ambizione in… rassegnazione.

La seconda scivolata nel commento post-partita è quella di sentenziare Forlì come già certa semifinalista, dopo che la serie è stata riaperta di Vigevano. Sono abbastanza convinto che la compagine di coach Martino farà sua la sfida, magari al meglio delle cinque, perché è squadra più strutturata, più abituata e in missione. Intanto però la Pallacanestro Trieste avrà l’opportunità di prendere fiato, conservare le energie e soprattutto convincersi che con un pubblico come quello di ieri, caldissimo come poche volte negli ultimi anni, si può veramente arrivare lontani. Obiettivo? Sempre lo stesso, tornare a casa con almeno l’ 1 a 1 nella serie.

Raffaele Baldini