Archivi Blog

Esaltante Bayern-Armani: la “goccia cinese”, la giocata a sangue freddo e…gara 5

Comincio ad avere l’età per cui ogni spettacolo sportivo che sfori le 21.00 di sera comincia ad essere più simile ad una carezza della sera prima di dormire che un adrenalinico inizio di nottata. Il problema è che l’Eurolega al suo massimo (leggi playoff) è qualcosa di clamoroso impatto sugli amanti del genere, è un romanzo appassionante in cui il maggiordomo colpevole cambia ad ogni possesso, in cui neanche l’ovvio si può trascrivere anzitempo.

L’Armani Milano ha vinto almeno un paio di volte gara 4, trascinata da un’irreale Malcolm Delaney, forse troppo irreale per pensare di coinvolgere con la stessa efficacia i compagni. La “goccia cinese” tedesca ha fatto sfogare l’americano concedendogli (o per meglio dire essendo spettatrice) 28 punti, ha totalmente azzerato un reparto (quello dei lunghi), ma soprattutto ha avuto la lucidità di fermare i “killer” meneghini, dal “Chacho” Rodriguez a Vlado Micov. Tutto questo ovviamente non è figlio del caso, coach Andrea Trinchieri ha ormai le stimmate di un allenatore di rango, ha spiegato benissimo ai suoi cosa vuol dire sfruttare ogni minima occasione per giocarsela contro un’avversaria sulla carta nettamente più forte. Spiegare è una cosa, mettere in pratica è poi un affare dei singoli: la geometrica posizione di Gist sullo sfondamento di Shields, la incosciente giocata a sangue freddo di Zipster nel lanciare quel pallone al cielo per l’affondata di un extraterrestre come Vlado Lucic, capace di un gesto al quarantesimo minuto oltre ogni logica motoria.

L’Eurolega è la plastica dimostrazione che le partite di pallacanestro sono per un club esclusivo di giocatori di alto livello, nella testa prima che nelle gambe. I giocatori tedeschi hanno subito un paio di spallate che avrebbero tramortito un bue; invece la “goccia cinese” ha continuato a ticchettare lenta e inesorabile sulla testa dei milanesi, fino al colpo di grazia finale.

Adesso ci aspetta una gara 5 per cui, per dirla alla Myke Tyson, non è il caso di sbattere le palpebre degli occhi, in quel centesimo di secondo potrebbe accadere di tutto. La squadra di Ettore Messina deve per forza di cose riassestare tutti i cilindri del potente mezzo a disposizione, togliendo punti di riferimento al Bayern. Dovrà farlo continuando a nascondere la debolezza di un reparto (Tarczewski e Evans sono di una fragilità evidente), sperando di non dover rimpiangere l’addio a Gudaitis, ma soprattutto essendo conscia di giocare con un fardello pesante di responsabilità. Una “bella” per chi era avanti 2 a 0 diventa un “Mastermind”, però si è avuta la dimostrazione, diverse volte, come l’Armani di questa stagione ha la maturità per uscirne di personalità, di classe.

A prescindere da come finirà, tutta la serie è stata un riconciliante e coinvolgente amplesso con la pallacanestro, con la stimolante proiezione di gara 5, la partita delle partite.

Grazie.

Raffaele Baldini

Pubblicità