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Analisi da “poker-face”: coerenza, Sky…lar, leadership e un marchio alabardato che rende orgogliosi

La coerenza

Facile con il senno di poi… ancora più facile quando la squadra gira a mille. Resta il fatto che lasciar fuori Emanuel Terry per A.J. Pacher è stato un azzardo notevolissimo. E’ chiaro che coach Legovich e staff volevano mandare un segnale al gruppo: “ho fiducia in voi, in chi mi ha regalato tre vittorie di fila”. Coerenza quindi, unità di intenti e soprattutto rafforzare il concetto di gruppo, a costo di privarsi di una pedina fondamentale come Terry. Poi c’è anche un principio legato ai pochi allenamenti fatti dal nuovo arrivato e ad un fisiologico inserimento nei meccanismi di squadra. Coerenza vuol dire dare un senso ai minuti di Stefano Bossi; non “garbage-time” ma nel vivo del match, non passerelle finali o pacche sulla spalla ma una scelta tattica facendolo sentire parte integrante di un progetto. La fiducia e le risposte del gruppo, sono anche figlie della credibilità (e coerenza) dello staff tecnico.

High in the Sky…lar!

Sempre più in alto il nostro Skylar Spencer: ennesima “doppia-doppia” ma c’è dell’altro. In primissimo luogo la convinzione con cui il ragazzone chiede palla in post-basso; il timido complemento nascosto dietro al difensore, ora è una solido totem che prende posizione, che chiama la palla con occhi e voce, che attacca il diretto avversario sfruttando fisico e… tecnica. Ebbene si, non si può non rimarcare che sotto le sapienti mani dello staff tecnico Spencer ha ampliato la gamma di soluzioni, con semi-ganci in corsa e statici, con movimenti sul piede perno ed appoggi alla tabella. C’è anche un’ottima tenuta sui contatti fisici, nonché un timing perfetto a rimbalzo e nelle stoppate.

Questione di leadership

L’importanza di avere dei leader in uno sport di squadra. Sono quei giocatori che sanno quando accelerare portando punti (o cose) pesanti, a prescindere dal contesto, dall’avversario e dalla serata. Michele Ruzzier e Frank Bartley lo sono. Il primo non stava facendo una partita indimenticabile, tutt’altro, ma ha messo il turbo a fine terzo quarto per 6 punti consecutivi di fondamentale importanza; personalità non gli è mai mancata, ora ha la maturità per capire i momenti decisivi. L’americano è un altro tipo di leader, è un leader mentale. La sua pallacanestro non conosce demoralizzazioni, può venir mortificata da difese adattate o da grandi difensori, ma poi trova sempre un pertugio da cui far scatenare l’inferno. Lasciato uno spiraglio, il “toro” lacera lo stesso, dominando la scena. Come si dice in americano “rinnovo pluriennale subito?”

Marchio alabardato

Prendete una partita di serie A (non serie C) e fermatevi un attimo a pensare: Pallacanestro Trieste con un coach emergente come Marco Legovich in panchina (il più giovane della massima serie ndr.), un’ala che stoppa e innesca così la giocata della partita, un playmaker che con 6 punti consecutivi spacca in due la partita e uno che dalla panchina sigilla con tripla il finale. Ah si, di fronte c’è un ex servolano (Nicolò Dellosto ndr.) che pronti via mette una tripla partendo in quintetto con la maglia di Napoli. Se non è “Basket-City” questa…

Con questo pubblico, Milano deve preoccuparsi

Voli pindarici sono spesso sinonimo di cadute dolorose. Però è anche vero che un entusiasmo tracimante non lo puoi arginare, lo puoi veicolare a tuo vantaggio. I 4300 dell’Allianz Dome stanno (più del doppio di spettatori in un paio di mesetti) per veder un ulteriore incremento nella sfida nobile all’Armani Milano. Ci sono tutti gli ingredienti: 4 vittorie di fila, una squadra in salute e con un Terry in più, un ambiente che trasuda calore e appartenenza. La sfida di domenica sulla carta appare improba, a maggior ragione con i meneghini rafforzati dall’arrivo di Shabazz Napier, però la minor ansia e la voglia di stupire di Trieste possono mettere in ambasce una compagine impegnata per un doppio turno in Eurolega. Quindi, corsa al biglietto per un pomeriggio da vivere al massimo, a prescindere dal risultato.

Raffaele Baldini

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