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“Ignoranti” e genuini verso il Mondiale, la giostra azzurra del Poz

Fonte: Superbasket.it a cura di Raffaele Baldini

E si finisce nel puro stile del Poz… tutti giù per terra, abbracciati, “smutandati” sotto fiumi di spumante, scomposti ma naturalmente felici. Nella partita con la Georgia si è visto un concentrato di quel tritacarne emotivo che è la Nazionale italiana di basket: espulsioni assurde, lancio della giacca, rischiare di perdere una partita già vinta e, infine, l’urlo di gioia per un Mondiale conquistato anzitempo.

Gianmarco Pozzecco ha scommesso e c’ha preso. L’ha fatto in primis scegliendo uno staff non solo di livello, ma complementare al suo essere istrione e non sempre lucidissimo nei momenti caldi. Lasciar gestire i time out finali con il match punto a punto non è una debolezza, bensì una preziosissima presa di coscienza demandando a competenze sicure l’onere di risolvere la questione (peraltro studiata per tempo). “Un leader è capace di riconoscere un problema prima che diventi un’emergenza”.

Pozzecco ha scommesso sul senso di far star bene tutti, “milanesi” compresi, avendo come indennizzo un gruppo che ha fatto di tutto e di più per meritare quella maglia. Il senso di far diventare un’emergenza opportunità sta tutto nelle parole di Garbajosa: le “finestre” tanto vituperate (a ragion veduta ndr.) sono un’ottima occasione per far giocare cestisti utili in proiezione, mettendoli di fronte a responsabilità e partite di livello. Lì capisci se c’è materiale su cui investire o meno. La Nazionale italiana sa benissimo che oltre ai “soliti noti” può far affidamento a elementi di grande spessore, prima morale, quali Ricci, Pajola, Mannion, Biligha, Tessitori, Severini.

Rimane un grande interrogativo su Petruccelli. Giocatore che io vorrei in squadra sempre e comunque, arma totale (difesa e attacco), dotato di un QI cestistico elevato. A Brescia la versione compiuta, in Nazionale un “non finito” che, al momento, non da garanzie certe. Ribadisco comunque che è un uomo su cui investire del tempo.

Ora rilassati verso il Mondiale, cercando non solo i migliori giocatori a disposizione, ma quelli che non snaturano un’identità fortissima. Il selezionatore della Nazionale è ormai 70% empatia e psicologia e 30% tattica; lo dice la logica, il tempo a disposizione e le “porte girevoli” delle convocazioni. Gianmarco Pozzecco è un fuoriclasse in tal senso, uno che riesce a gasarti anche compilando un modello 730.

Ai detrattori dico di non fossilizzarsi per forza sul “teatro” che inscena, fa parte di un quadro ben preciso di comunicazione rapida, un messaggio che arriva prima. Sappiate che quasi la totalità delle sue uscite non è per forza di natura istintiva, ma ponderata; lo so, sembra assurdo ma il Poz ha capito come sfruttare il suo essere “personaggio” dando una coerenza comportamentale. Spacca in due i tifosi, c’è a chi piace e a chi no…intanto lui ci porta ai Mondiali.

Raffaele Baldini

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