Archivi Blog
Trieste perde “il pianista”, il rinnovamento richiede altra “musica”
Per fare un matrimonio bisogna essere in due ad essere d’accordo, per divorziare basta uno solo. Ci sono però “divorzi” che sono fisiologici, senza strappi e con la reciproca riconoscenza. E’ il caso dell’addio a Matteo Da Ros, un dei “quattro dell’Ave Maria”, testimone attivo del percorso virtuoso della Pallacanestro Trieste negli ultimi cinque anni.
Per mettere d’accordo sentimenti ed esigenze strategiche societarie ci vorrebbe il budget dell’Armani Milano e un roster da 25 uomini. A Trieste non è possibile, si è scelto di voltar pagina con l’avvicendamento, dopo 11 anni, di coach Dalmasson, e coerentemente si prosegue sulla linea del rinnovamento. Ancora più diretto? Matteo Da Ros sarebbe costato come un americano, un lusso eccessivo per la traccia economica dell’Allianz, soprattutto in funzione del ruolo di raccordo del “pianista” milanese.
Indubbiamente si perde un ragazzo che è stato decisivo nella promozione in serie A, che ha palesato intelligenza tattica fuori dal comune trasformandosi nel playmaker aggiunto della squadra. Lo Shaun Stonerook italiano, il mastino difensivo con licenza di…provocare gli avversari. Il percorso di Matteo si è caratterizzato da diverse “cadute”, ma anche di straordinarie reazioni. Questa è la grande eredità del “pianista milanese”, un cestista con la personalità di sapersi riassestare senza proclami, lavorando sodo in palestra.
Dispiace non averlo conosciuto di più, i ruoli professionali hanno univocamente (scelta sua) chiuso i canali comunicativi.
Il popolo del web ha giustamente espresso la propria riconoscenza verso Matteo Da Ros, in varie forme e con il trasporto che solo un triestino convinto può avere. Mi auguro solo che il commiato non diventi un superficiale esercizio di esclusione, per cui chi ha lasciato andare l’ala milanese diventa per forza di cose un nemico su cui puntare il dito. Ci sono momenti in cui è necessario voltare pagina, la società lo ha fatto trasparentemente e prendendosi le proprie responsabilità.
Scelta giusta o sbagliata? Sarà il campo a dirlo. Di certo l’augurio è che Matteo Da Ros trovi una sistemazione nella massima serie, per tornare da trionfatore sotto le volte dell’Allianz Dome a ricevere il giusto tributo della sua gente.
Raffaele Baldini