Scimmione dalla spalla…

Pensate sia facile giocare la prima di campionato da super favoriti, contro una squadra strutturalmente debole e senza un americano, con un pubblico a sorseggiare l’amaro calice della serie A2? Eh no, nulla è scontato nello sport e ci sta che uomini di provata esperienza si siano imbattuti in un approccio stagionale piuttosto contratto. Vincere aiuta a scrollarsi di dosso quel scimmione enorme, o perlomeno lo si affianca facendolo scendere dalla spalle.

Prima scendiamo dal pulpito e prima diamo un senso equilibrato alle cose

Aleggiava in estate ma a maggior ragione al Palatrieste alla prima di campionato un’aria da spettatori pronti a sentire un concerto di Sfera Ebbasta dopo aver ascoltato repliche di Vasco Rossi. Dopo il “concerto” la pletora di nostalgici è diventata “bulgara”. Peccato però che la gente non ricorda “artisti stonati” quali Stumbris, Alexander, Elmore… e non ricorda neanche uno spettacolo rivedibile per diverse stagioni. La serie A2 NON deve essere messa a confronto con la serie A per mille ragioni, sarebbe come confrontare mele con pere. Prima ci convinciamo di questo e prima riusciamo ad equilibrare i giudizi in merito a giocatori e tattica. Stride infatti l’atteggiamento fra lo sbigottito e il frastornato dei tifosi rispetto ad una serena accettazione di una partita prevedibile, quasi scontata agli occhi di chi invece la categoria la mastica da anni, da addetto ai lavori. Allenatori navigati che rincuorano dicendo che è normale registrare un esordio di questo tipo, che la stagione è molto lunga e da costruire passo passo, che quello che per alcuni può essere “indigesto”, in realtà è molto più commestibile di quanto si voglia credere.

Il rodaggio di coach Christian

Se esiste un ambientamento per i giocatori, deve esserci anche per l’allenatore. L’impressione è che il coach abbia messo in pratica un piano tattico senza troppo guardare alle situazioni, cambiando i giocatori un po’ col pilota automatico. Vero è anche che la versione Deangeli difensiva intervallata a quella di un attaccante per la versione offensiva ha avuto senso, così come tenere un quintetto di affidabilità nel finale. C’è bisogno di lavorare tanto sul ritmo, sul “timing” d’esecuzione, perché la versione compassata è facilmente difendibile da squadre con gambe fresche come Orzinuovi. Non aspettiamoci una squadra a 100% allora perché non ci sono i giocatori adatti, aspettiamoci piuttosto una regia più rapida e istintiva nei primi secondi dell’azione che crea situazioni battendo la prima linea; Brooks e Ruzzier possono essere quel valore aggiunto in tal senso.

Aperta la porta della “piccionaia”, è un volo libero verso un altro modo di vedere la pallacanestro

Vado con il mio zainetto e il pc verso i piani alti, la “piccionaia” per un nuovo anno da vivere… ad alta quota. All’improvviso una figura amica dello staff mi accompagna con la delicatezza di chi assiste un anziano in geriatria, verso i piani bassi. Mai avrei immaginato di veder schiusa alla mia vista un’immagine ormai sopita, una tribuna stampa a bordo campo, a contatto con giocatori, allenatori, accompagnati dal crepitio delle scarpe da basket. Un bambino in un negozio di caramelle… sorrido soddisfatto, ringrazio Mike Arcieri per questa cocciuta volontà di risolvere la questione “piccionaia”, ricevo il pellegrinaggio ammantato di solidarietà di amici che salutano il bambino felice nella nuova postazione. Al di là delle battute e dell’egoistica soddisfazione, insisto che guardare una partita di basket da quella distanza raccoglie un’infinità di elementi utili alla lettura, poi che uno sia bravo o meno a coglierli… è un altro discorso.

Raffaele Baldini

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