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Una sola parola: RESPONSABILITA’!

Una sola parola: RESPONSABILITA’. Quello che accadrà da qui in avanti, con la data fatidica del 10 Giugno ha figure note, nomi e cognomi depositari del passato, del presente e del futuro della Pallacanestro Trieste.

Non me ne frega un cazzo (nell’accezione più volgare e greve che si possa intendere, ma significativa) di leggere punti di vista più o meno condivisibili del giorno dopo, io pretendo che ci sia PRIMA un senso di responsabilità verso una delle tradizioni storiche cittadine, verso una storia fatta di lacrime, sudore e… Marostica, verso chi ha speso (in senso materiale ed emotivo) tantissimo sotto le volte del Dome.

Arrivare dopo tre anni a questo punto è grave, gravissimo. Ci si è accoccolati sull’amaca comoda marchiata Allianz (assicurati anche sulle cadute), con un mohito in mano e il sigaro in bocca, aspettando di consumare un privilegio conquistato da Mario Ghiacci. Ma come, il fallimento non ha insegnato niente? Il “trauma” post Alma neanche? Come sempre si ragiona da politici, il tempo di consumare (e godere) del mandato, poi ci penseranno gli altri. Settimane e settimane di trattative per salutare un fantomatico canadese, magari vestito da gondoliere veneziano su una Cosa Crociere abbracciato all’impresario svizzero, e una cordata edile che poi è divenuta un filo interdentale (eccezion fatta per Enzo Settimo che i soldi dovrebbe metterli ndr.)?

Quando si è parlato a tempo debito di preoccupazioni per il futuro della pallacanestro, siamo stati tutti tacciati di disfattismo giuliano integralista, quando si mostra il paziente in coma, allora ci si rende conto della gravità… e sale l’ansia. E giù a richiamare l’apatia imprenditoriale triestina, l’immobilismo di Mario Ghiacci o il “mitico” appello alle istituzioni, per cui c’è sempre una “cordata locale” da vendere alla stampa per addomesticare il popolino.

Non suoni come una minaccia, ma i nomi e i cognomi degli attori principali li conosciamo, sappiamo chi ha in mano oneri ed onori della Pallacanestro Trieste, saranno quelli che siederanno attorno ad un tavolo per decidere. La serie A è l’unica strada accettabile, magari con sacrifici, tutto il resto è SCONFITTA a lettere cubitali. La serie A2 potrebbe veder sparire anche i pochi investitori in ballo, potrebbe veder mortificata la passione sportiva di una città, significherebbe debacle gestionale.

Oppure ci sarebbe anche il fallimento, questione che non voglio prendere in considerazione.

“Chi vuole muovere il mondo, muova sè stesso” (Socrate).

R-E-S-P-O-N-S-A-B-I-L-I-T-A’

Raffaele Baldini

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