L’Acegas ha la sua carta d’identità, segni particolari? Non molla

Avevamo segnato questo trittico terribile di partite, le due trasferte a Torino e Capo d’Orlando, inframmezzate dalla partita casalinga contro Napoli, per definire caratteristiche e potenzialità del gruppo di Dalmasson in vista di una stagione nel nuovo campionato di DNA; era necessario farlo perché il “documento provvisorio” di Carra e soci era viziato da un calendario che non proponeva formazioni trascendentali, e perché la preparazione studiata per partire forte condizionava l’equilibrato giudizio d’insieme.

Ora, con la sconfitta odierna in terra siciliana per 79-81 (la terza consecutiva), l’Acegas potrebbe a ben d’onde uscire drasticamente ridimensionata, facendo scivolare anche i più inguaribili ottimisti nel tunnel delle “seconde visioni”, cioè quei film già visti negli ultimi anni. No, troppo superficiale questa visione, e sbagliata in maniera diametralmente opposta a quella idilliaca delle prime 4 uscite, utili entrambe però per tracciare ora una corretta “carta d’identità” triestina.

Barcollo….ma non mollo!

Trieste nata per soffrire, un pugile alla Zoff (per citare un esponente del genere della vicina Monfalcone) che incassa di tutto, ultimamente con degli uppercut simili a break di 10-12 punti, ma che alla fine non cade, caracolla, sta per cedere ma ha l’orgoglio per tornare in partita, giocandosi anche diversi colpi del ko nel finale.

Paradossalmente il colpo del ko è mancato allo stoccatore per eccellenza, l’uomo chiamato a Trieste con la nomea di avere il sangue freddo nei momenti bollenti, Marco Carra; contro Napoli un sanguinoso piede sulla linea laterale ha negato la tripla dell’aggancio, ora, contro Capo d’Orlando alcune conclusioni finite male (peraltro succedute ad alcune a segno per il riavvicinamento), portano ad un solo logico ragionamento: i leader lasciano sul terreno i segni delle ferite di una sconfitta (e la personalità di chi si è preso la responsabilità), ma anche, per contro, ferite che suonano come il monito più pericoloso per le prossime avversarie.

E’ vero che le sconfitte di pochi punti portano con sé un reale problema, quello riconducibile ai break negativi precedentemente presi e da una lucidità latente nel finale causa dispendio di energie in fase di recupero, come a dire che se si evitassero i black out prima….

Se si gioca agli 80 punti, Trieste perderà 9 partite su 10!

70-86-81, non sono le misure di una piacente signora (anche perche’ ci sarebbe da ridire sul “piacente”), bensi i punti subiti nel trittico negativo di Trieste, per una media di 79 punti concessi alle avversarie, troppo se si considera l’arsenale nelle corde di Moruzzi e soci. Abbiamo detto e stradetto in sede di mercato che il budget a disposizione del GM Dario Bocchini era limitato, per cui l’ Acegas non avrebbe mai potuto permettersi un roster come quello di Omegna, Ferentino o….Napoli e Capo d’Orlando (non a caso Benevelli e’ sfuggito per questioni di…euro!), quindi con un proiezione, in termini di potenziale, di 80-85 punti a match.

Coach Dalmasson questo l’aveva capito chiaro e l’incipit era stato dato a dovere, ahime’ pero’ parliamo di una coperta corta, per una difesa clamorosamente aggressiva c’e’ bisogno di condizione fisica, avendo una rotazione principale a 7-8 giocatori e’ possibile mantenerla ma fino ad un certo punto, la stanchezza per lo sforzo profuso necessariamente rende meno lucidi i tiratori biancorossi, ergo, percentuali da tre punti imbarazzanti: 33/130 per un laconico 25% dopo 7 giornate.

Quindi, dove tirare il brandello di coperta a disposizione?

Certamente nella direzione intrapresa, quella di giocare le partite tenendo gli avversari sotto i 70 punti, magari cercando linfa vitale (sfruttata in maniera chirurgica) da tutti gli effettivi, compresi Ruzzier, Bonetta, De Petris, Scutiero, come e’ stato fatto molto bene con Mastrangelo nelle ultime uscite.

Lottare per i play off, i motivi per cui credere

Anche questo appare abbastanza chiaro, l’Acegas lottera’ per un posto nei play off senza averlo garantito in partenza. Il calo delle ultime settimane non deve essere visto come un “codice rosso”, perche’ la squadra e’ stata strutturata bene, le “teste” (come mentalita’) degli effettivi e’ di buon livello e per questo non si sono registrate debacle eclatanti.

Saranno quindi decisive le sfide con le rispettive contendenti della stessa fascia, e soprattutto quelle del girone, cioe’ Perugia e Trento; Trieste scopre di poterlo fare con qualche arma in piu’ paradossalmente rispetto all’inizio di stagione, che risponde al nome soprattutto di Daniele Mastrangelo (a cinque stelle ultimamente!), ai miglioramenti indubbi di Marco Maganza, nonche’ alla speranza di poter riavere l’unico tiratore puro: Alessandro Scutiero.

Per crederci pero’ la squadra di Dalmasson non puo’ prescindere dal discorso vittoria, e precisamente dalle prossime due sfide da giocarsi al Palatrieste contro Ruvo di Puglia e Firenze, come a dire che va bene filosofeggiare, ma poi la concretezza di avere almeno un punto in piu’ sul tabellone a fine partita fa la differenza fra la tristezza e la gioia!

Raffaele Baldini (www.cinquealto.wordpress.com)

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