Il concetto di squadra all’ennesima potenza
Nello sport il termine SQUADRA può avere mille interpretazioni filosofiche e mille sfumature, l’anteporre all’ “io” il concetto del “noi”, figurandolo in una bella esternazione recente di Luca Vitali: “i miei obiettivi individuali devono seguire lo stesso solco degli obiettivi di squadra”.
La sublimazione di tutte queste belle parole non solo è palpabile nel vedere una partita di pallacanestro, ma anche quando è supportata dai numeri: l’Acegas di ieri ha chiuso con 5 giocatori 5 in doppia cifra (Carra, Moruzzi, Mastrangelo, Ferraro e Gandini), sfiorando di mandarne altri due (Ruzzier in realtà lo era già se davano valida la tripla allo scadere dei 24 secondi, e Zaccariello), mettendo quindi in mostra un motore che viaggia con tutti i cilindri.
Poi appunto tutte le sfumature, il piacere nei giocatori di passarsi la palla (il passaggio è lo strumento di comunicazione per eccellenza in uno sport di squadra), l’incoraggiarsi anche dalla panchina, sacrificarsi per il compagno; dopo Santarcangelo coach Dalmasson parlava di soddisfazione totale per un allenatore nel vedere reagire i propri giocatori, Casalpusterlengo un’ulteriore riprova…
Attacco contro la zona, ci siamo…ma si può fare ancora di più!
Eravamo usciti dal Palatrieste dopo la partita contro Castelletto con l’interrogativo “attacco alla zona”, apparso diciamo perfettibile al di là delle medie deficitarie di squadra da tre punti; a distanza di sette giorni qualcosa è cambiato, proporzionalmente al tempo necessario di coach Dalmasson per lavorarci su.
Si è vista maggiore profondità coinvolgendo i lunghi, soprattutto Gandini e Ferraro, uomini dalle mani educate anche nello scarico per i compagni; c’è da lavorare ancora su due aspetti principalmente, l’entrata nel gioco un po’ “leggibile” (troppi sterili passaggi fra le due guardie aspettando l’uscita in ala del terzo esterno) e il “lato debole” troppo statico, per dirla terra terra maggior movimento ad impegnare la difesa.
La partita con Casalpusterlengo, con medie al tiro da fuori decenti e la maggior fluidità offensiva, potrebbero essere un valido deterrente per le avversarie prossime…
Coinvolgimento, questa squadra merita pubblico e il pubblico merita incentivi
Riprendo un discorso fatto dall’Amministratore delegato della Pallacanestro Trieste 2004 Fulvio Degrassi nel saluto e augurio di Buone Feste fatto ieri a squadra, stampa, sponsors dopo la partita con Casalpusterlengo: “questa squadra merita ancora più pubblico, e noi come società ci stiamo adoperando per iniziative atte a riportare più gente al palazzo…”.
E’ vero, posto che il Palatrieste presenta un colpo d’occhio sempre ragguardevole per la categoria (non dimentichiamo che non è facile per una piazza come Trieste abituarsi alla DNA), la squadra di quest’anno merita seguito, la pallacanestro che esprime non solo gratifica gli amanti del genere in quanto aggressiva e poco incline al risparmio, ma anche perché è intrisa di orgoglio, una professionalità messa a disposizione per un simbolo cittadino come quello della pallacanestro.
Ribadiamo che se è pur capibile una certa ritrosia del pubblico triestino a “concedersi” a quell’amante traditrice del basket, la quale troppo spesso negli ultimi anni ha calpestato i sentimenti genuini, è forse giunto il momento di rendersi conto che si può vedere buon basket anche sotto le volte del Palatrieste, che con un buona politica societaria di incentivazione, si possono riavere quei 3000-3500 spettatori già visti in categoria, con tutto quello che ne consegue.
Luca Gandini, quando è coinvolto…Trieste vince
Esagerazione forse…. Magari bastasse questo per far vincere l’Acegas, quello che è certo che il lungo a disposizione di coach Dalmasson fa tante cose, partendo dal principio che è un giocatore educato tecnicamente: ottimo difensore, buona mano, sa mettere palla a terra, ottimo passatore e adesso a suo agio anche nelle conclusioni in corsa ricevendo palla in transizione.
Quasi sempre con queste caratteristiche un lungo fa le fortune della squadra per cui gioca (se sfruttato a dovere), da profondità al gioco offensivo e diventa il playmaker occulto per scarichi a esterni per tiri “piedi per terra”; con le stesse caratteristiche, ma con qualche centimetro in meno, è d’importanza capitale l’eclettismo di Ferraro, esterno quando serve ma anche ruvido uomo d’area all’occorrenza.
Raffaele Baldini (www.cinquealto.wordpress.com)
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