Caro, vecchio Chiarbola ….quanti ricordi, quante emozioni fra due canestri

 

Non saranno pochi domenica gli appassionati triestini che varcando nuovamente la soglia del mitico palasport di Chiarbola sentiranno qualche sussulto malinconico, uno stato estatico che per un attimo riaccende le emozioni vissute con Laurel e l’Hurlingham, con Meneghin e la Stefanel, vissute fra quei gradoni alti e le disassate curve.

Certo, il fascino di Chiarbola non e’ certo quello di una bella donna impreziosita dalle rughe del tempo ma piu’ quello di una contemporanea (e piu’ finta) signora tirata a lucido da botulini e similari, dopo la ristrutturazione dell’impianto avvenuta pochi anni or sono, fra l’altro ottimamente riuscita.

Rimangono pero’ sensazioni vivide alla vista di quelle curve stranamente non allineate con il campo da basket (o per meglio dire democraticamente divise fra i due campi adiacenti), per cui si facevano ore di attesa fuori dalle porte vetrate per conquistare una porzione di gradino (!!) per tifare i propri beniamini, in nome dei Boys, The South’s Brothers, dei recenti Dragons… respirando momenti straordinariamente belli, ma anche di profonda amarezza come la finale di Korac persa contro il Paok o il ritorno della Stefanel….targata Milano pero’.

Era un catino quasi sempre pieno, rumoroso, ed anche qui forse le istantanee piu’ emblematiche di un epoca vissuta da protagonisti sono nella foto della promozione dell’Hurligham in serie A1, in cui si fatica a vedere parte della struttura del palazzo in una marea di teste (narra la leggenda che ad una capienza di 4200 posti, quel giorno si stivavano 6000 tifosi giuliani), oppure la festa della promozione sempre in serie A1 ai tempi di Boscia Tanjevic contro la Gorizia retrocessa; l’impressione e’ che il catino di Via Umago fosse molto piu’ coinvolgente del meraviglioso ma freddino PalaTrieste, dove le curve facevano le curve e le tribune seguivano a ruota il calore di tutti.

E’ incredibile come il destino cinico e baro abbia riservato per Trieste, citta’ gia’ di suo abbastanza “museale” (in senso positivo e negativo), delle bacheche come Chiarbola e l’ex stadio Pino Grezar cosi cariche di momenti importanti sportivi indimenticabili, e cattedrali di indubbia valenza architettonica come il Palatrieste e lo stadio Nereo Rocco cosi aridi in questo senso; non resta che vivere il presente addolciti da un antico sapore quasi sopito, pensando comunque che se Trieste ancora difende la proprio realta’ sportiva (seppure in categorie differenti) tuffandosi nel passato, vuol dire comunque che e’ viva!

Acegas quindi caricata di ulteriore fardello, quello di cercare di conoscere in poco tempo la nuova casa provvisoria, con tutto quello che ne consegue per chi gioca a basket, caricata del dovere morale di onorare un tempio della pallacanestro, passando per il valore indubbio delle avversarie, cioe’ Torino ed Omegna.

Home sweet home!

Raffaele Baldini (www.cinquealto.wordpress.com)

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