Il futuro e’ adesso, l’Acegas mette in vetrina i propri gioielli

“Vista da giovani, la vita ha un’avvenire infinitamente lungo. Vista dai vecchi, un passato molto breve”. Arthur Schopenhauer ben inquadrava l’ottica di un giovane, non ne parliamo se trattasi di cestisti classe ’91 o ’92 che vivono la meritata fortuna di indossare la maglia della squadra piu’ importante cittadina, potendo anche dimostrare di essere decisivi. L’Acegas Trieste a San Severo ha sublimato la bonta’ di un percorso cominciato qualche anno fa, investendo sul lavoro di societa’ locali (Azzurra in primis, ma anche Servolana, Salesiani) per poi rimodellarlo a propri benefici sotto l’egida di valenti competenze come quelle di coach Stefano Comuzzo e Eugenio Dalmasson.
Ribadisco quello che secondo me continua ad essere il valore aggiunto del lavoro fatto in Pallacanestro Trieste 2004 su questi giovani: non e’ tanto lustrarsi gli occhi sui minutaggi della partita contro San Severo (Ruzzier 28, Mastrangelo 24, Bonetta 16, Scutiero 12), quanto sul fatto che TUTTI dal primo secondo di campo si rendono protagonisti, senza timidezze o balbettii.
Un esempio su tutti e’ quello di Luca Bonetta: al di la’ delle diatribe sulla rete o su punti di vista condivisibili o meno, la guardia scuola Azzurra e’ sempre stato esempio di abnegazione e serieta’ in allenamento, uno forse dei piu’ stakanovisti del gruppo; “scongelato” per questa difficile trasferta, al posto di capitan Moruzzi, ecco che il tempo galantuomo gli regala una serata da ricordare, elemento incisivo con i suoi 8 punti e la sue difesa. Idem dicasi di Alessandro Scutiero.
Ora pero’ non sara’ il caso di banalizzare il discorso trasformando i meriti dei giovani virgulti in possibili “sviste” o dimenticanze del timoniere Dalmasson. Il nucleo dei pretoriani, dotato di innate capacita’ professionali, e’ stato anch’esso parte integrante del processo di crescita di questi ragazzi, e probabilmente, dopo qualche momento fisiologico per rifiatare, sara’ nuovamente pronto a caricarsi le maggiori responsabilita’ sulle spalle; la bravura del coach e’ stata proprio quella di capire quando e quanto potevano Ruzzier e soci fungere da “stampella” tecnica ai cosiddetti vecchi, usando il piu’ classico bastone-carota. Quindi, il futuro, non sara’ certo un abuso di questa preziosa materia prima, bensi un continuo e fruttuoso utilizzo, senza strappi.
Ultima doverosa annotazione per Luca Gandini; i suoi quattro giorni appena trascorsi sono da cineteca, dopo Omegna anche in terra pugliese confeziona qualcosa di grande, e i 34 di valutazione sono un discreto segnale: 19 punti e 10 rimbalzi, 3 stoppate date e 5 falli subiti. L’impressione e’ che il totem triestino sia arrivato all’eta’ della maturazione in un luogo e in un contesto a lui gradito, dai dubbi su una pre-season silente ad un pensiero piu’ che legittimo di confermarlo anche in una possibile Legadue, magari come uomo dalla panchina.
La sintesi personalissima del successo di San Severo e’ che puo’ essere considerata forse la piu’ brillante affermazione fuori dalle mura amiche per semplici motivi: per l’assenza pesante di capitan Moruzzi (collante se ce n’e’ uno del gruppo), per la fatica del terzo match difficile in una settimana e con un viaggio notevole, per l’ambiente caldo del PalaCastellani e per la forza dell’avversaria soprattutto fra le mura amiche (7 vittorie su 9 incontri, prima della sfida odierna).
Venerdi ritorno al PalaChiarbola, contro Recanati e con Trento a stretto contatto dopo la sconfitta di Chieti.
Raffaele Baldini (www.cinquealto.wordpress.com)
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