Siamo una squadra…fortissimi, a tal punto da….

Curioso siparietto a fine partita fra i giornalisti triestini e quelli fiorentini, i quali, con la pungente ironia toscana, nel sentire qualche pacata critica alla gestione dei possessi Acegas dell’ultimo quarto, da parte della stampa triestina, imputavano alla stessa un’ esasperata critica nei confronti di una squadra e un allenatore capaci di un campionato straordinario fino a questo momento.

Forse chiamato in causa o forse per onesta’ intellettuale, penso di rappresentare il pensiero comune che porta ad una velata critica all’Acegas del finale di partita contro la Brandini Firenze: sarebbe stato molto piu’ “comodo” ma poco competente stigmatizzare la gestione di quei frangenti in una partita persa, sarebbe stata la classica banale equazione sconfitta vuol dire errori, invece in una vittoria e’ propedeutico analizzare quello che non e’ andato bene, anche perche’ si fa una disamina su un prodotto gia’ ottimo di suo, per cui necessitante solo di smussature per raggiungere l’eccellenza (proporzionata ovviamente al potenziale). Trieste d’ora in avanti dovra’ lavorare ovviamente per il presente ma anche in chiave play off, e quindi evitare piu’ possibile dei giri a vuoto avendo in dote discreti vantaggi; qualora si vada alla seconda e calda fase, chi normalmente mantiene il controllo del match senza bruschi sbalzi di rendimento, e’ gia’ a meta’ dell’opera.

Vita da coach e scelte difficili, alla fine vince quasi sempre lui

Ad un certo punto sembrava sin troppo evidente: gli unici due terminali Acegas credibili a Firenze, Carra e Moruzzi, in panchina nei momenti cruciali del match, potevano repentinamente gettare alle ortiche una dote di oltre dieci punti di vantaggio. Ipotesi di “gestione malanno” per Moruzzi (anche se non palesato nei minuti di parquet precedenti) e fiato al mancino biancorosso, tanto da scongelare il giovane Bonetta, alle prese con i minuti piu’ difficili della storia, ghiacciato per perdurante presenza sul pino (fra l’altro il Mandela Forum toccava una temperatura interna per spiriti arditi) e obbligato a entrare nella sfida nei momenti decisivi: gran gesto sinonimo di fiducia del coach ma anche grande azzardo.

Com’e’ e come non e’, Dalmasson ancora una volta non guarda gli exit-poll ma prosegue per la sua strada, e quando alla fine si riceve il referto rosa dei vincenti, la ragione sta da una parte sola!

Fair-play, coach Paolini da un gran bell’esempio

Sara’ un caso, ma statisticamente il fair-play permea l’etica dei protagonisti quando si e’ avanti di 20 punti, oppure entro i primi cinque minuti di partita, tutto il resto e’ zona franca.

Bell’episodio invece in quel di Firenze con protagonista coach Paolini: in piena rimonta dei suoi, dopo un canestro in entrata di Ruzzier con colpo subito conseguentemente, la Brandini aveva un comodo attacco 5 contro 4 causa proprio l’attardato play biancorosso (non visto dagli arbitri); Paolini invece di incoraggiare i suoi ad approfittare di un simile vantaggio, urla e ordina agli arbitri di fermare il gioco per soccorrere il giocatore.

Un assoluto esempio di sportivita’…chapeau!

Diverso trasporto, Firenze e Trieste agli antipodi

Anche questo e’ coinvolgimento. Spesso bisogna uscire dagli stretti confini locali per capire quello che si ha o quello che non si ha; in una splendida giornata di giovedi sorprendentemente “scaldata” dal sole, Firenze appare in tutta la sua belta’ e magnificentia ma anche in tutto il suo anestetico rapporto con il basket.

Si parla con taxisti e normali cittadini e sembra che nessuna partita ci sia in citta’, il Mandela Forum teatro di numerosi concerti da tutto esaurito per taluni non e’ neanche contemplato per un gioco con due canestri a distanza e una palla a spicchi (seppure vi era un’iniziativa societaria che regalava 1500 biglietti); Fiorentina e null’altro per quello che concerne lo sport, e la sensazione e’ che non sia solo una questione di categoria.

Trieste, per contro, dannatamente implosa su se stessa negli ultimi anni a qualsiasi livello, ancora conserva, magari piu’ tiepidamente, quella fiammella d’interesse per lo sport che piu’ si e’ radicato in citta’, dimostrando numericamente e mediaticamente che la pallacanestro tira ancora in citta’.

Raffaele Baldini (www.cinquealto.wordpress.com)

 

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