Trieste padrona del proprio destino, cambia psicologicamente la sfida diretta

Una vittoria sofferta già di suo regala stimoli notevoli, se poi coincide con una concomitante sconfitta della diretta rivale Trento in quel di Pavia, il sapore è ancor più dolce; il perché è presto detto, la Pallacanestro Trieste 2004 da qui alla fine della stagione regolare sarà padrona del proprio destino, nel senso che vincendo tutte e tre le sfide che le rimangono, si garantirebbe il primo posto nella Division. Certo, facile a dirsi e meno a farsi, soprattutto quando hai dopo tre giorni da affrontare una Ferentino che viene da un +24 punti ad Anagni, e poi la difficile trasferta di Chieti, prima di chiudere al Pala Trieste contro Matera. L’aspetto psicologico ha un impatto però non trascurabile, la Bitumcalor che fino a qualche settimana fa sembrava irraggiungibile ora segue affannosa, due partite su tre in casa per Trieste significa avere la spinta di una città alle spalle e il sorpasso in rincorsa su Trento genera energie supplementari ad un’Acegas in versione limone spremuto. Anche per questo il primo posto nella Division potrebbe essere la manna dal cielo per recuperare un po’ le forze nel primo turno di play off da “spettatori”, pur considerando che la stanchezza sembra aver attanagliato gran parte delle squadre di livello di questa DNA, eccezion fatta per il rullo compressore Omegna.

In pratica le due prossime sfide saranno decisive, se Trieste recupererà Carra e saprà gettare il cuore oltre l’ostacolo, aggrappandosi a un orgoglio (e tatticamente alla difesa) che ha caratterizzato gli uomini di Dalmasson per tutto l’anno, la post season avrebbe un motivo in più per essere vissuta da protagonisti!

 

Giovani allo specchio: straordinario Scuty e Ruzzier recidivo

Due facce della stessa medaglia, luccicante come tutta la stagione affrontata dai giovanissimi biancorossi, tutti, nessuno escluso. Alessandro Scutiero è stato decisivo contro Perugia, in primis grazie ad una lungimirante e azzeccata scelta del coach il quale, non solo lo ha “scongelato” al momento giusto, ma lo ha fatto con la convinzione di poterlo sfruttare per le doti  che gli sono proprie, quelle cioè di una sana strafottenza cestistica unita alla precisione al tiro. “Scuty” ha sfruttato l’occasione alla grande evitando balbettii, attaccando il canestro con continuità riuscendo anche a portare un bottino notevole per i minuti giocati.

Per contro questa volta Michele Ruzzier ha mostrato una versione meno brillante, stranamente in contrasto con un approccio al match perfetto, fatto di freschezza atletica e personalità, sia in fase di responsabilità al tiro che per servire i compagni. Ma se le conclusioni entrano ed escono nella logica di qualunque giocatore di pallacanestro, quello che è un elemento su cui lavorare in proiezione futura è la recidiva abitudine a caricarsi di falli non propriamente “scelti”, diciamo poco sensati nell’economia del gioco. Ovviamente stiamo cercando il pelo nell’uovo, ma da un giocatore che ha bruciato le tappe rapidamente e che ha tutti i numeri per essere protagonista da subito, allora è corretto limare ogni aspetto della sua pallacanestro.

 

Baldi-Rossi e De Min, due giocatori da segnare nel taccuino

Entrambi li conoscevamo già, e la serata di giovedì al PalaChiarbola conferma un’idea pregressa: due ottimi giocatori di pallacanestro.

Tutti e due sanno fare diverse cose, sono lunghi dalla mano estremamente educata, fronteggiano il canestro con la tecnica di un esterno, usano i fondamentali come pochi nella categoria, tanto da mettere in ambasce anche super difensori come Gandini o Ferraro; se per il primo la prestazione è di quelle a tutto tondo, continuativa nell’arco dei 40 minuti di partita, per il secondo forse i soli 20 minuti di utilizzo suonano come un limite riferito alla gestione di coach Fabrizi, soprattutto in virtù di una quasi totale assenza di coinvolgimento offensivo nei frangenti clou della sfida. Se Perugia avesse abusato meno del tiro da fuori nel finale, magari appoggiandosi alle sapienti mani dei due lunghi, fra canestri o viaggi in lunetta avrebbe anche potuto sognare un colpaccio in quel di Trieste.

 

Quando la squadra ha un’identità, cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia

C’è poco da fare, quando una squadra è costruita bene si è già alla metà dell’opera, quando poi è plasmata avendo una forte identità, allora il cerchio si chiude. Ebbene si, l’ “Eugenio furioso” in versione “pagana” post Fabriano rispetto alla “cristiana” versione da uomo di palestra, come nel poema dell’Ariosto (“Orlando furioso” ndr.), vede prevalere nettamente la seconda, quella che da agosto ha fatto che si che si costruisse una macchina straordinariamente stabile e dal rendimento massimo, indipendentemente dagli attori protagonisti. Prova ne sia l’ultima prestazione contro Perugia, in cui il leader Carra è rimasto ai box causa infortunio, e il duo Gandini-Maganza non presentava la produttività consueta delle ultime uscite; qualunque squadra avrebbe basato la propria arringa difensiva sul fato che ha privato un big come Carra dal match o sulla stanchezza di alcuni importanti pedine, invece gli alibi vengono lasciati agli spiriti perdenti, ed ecco che nuovi protagonisti si affacciano sulla scena, dall’ottimo Zecchin al superlativo Scutiero, passando per due “stampelle” fondamentali come capitan Moruzzi e Leonardo Zaccariello, chirurgici nel castigare la difesa avversaria.

 

Raffaele Baldini (www.cinquealto.wordpress.com)

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