Un capolavoro lungo una stagione, adesso pero’ viene il bello

34 lunghe giornate, partendo con lo scetticismo di tutti in estate e costruendo pian piano un’ottima squadra di pallacanestro, forgiandola sulle difficolta’ derivanti dalla sede obbligata del PalaChiarbola, degli infortuni e delle situazioni societarie in divenire (e non proprio positive), alla guida di coach Dalmasson, dimostratosi timoniere coraggioso, bravo e fortunato.

Il primo posto e’ il giusto premio al duo Bocchini-Dalmasson, che paradossalmente si parla ormai con segnali di fumo ma che a forza di “sopportarsi” ha confezionato un gran prodotto, con meno soldi rispetto alle passati stagioni e meno “luci della ribalta” create ad arte (ogni riferimento subliminale e’ puramente voluto); la squadra ha avuto un’identita’ forte, prima avendo le solide radici di uomini prima che ottimi giocatori, poi plasmati con il lavoro in palestra agli ordini di Dalmasson e di Stefano Comuzzo, abbinata non scindibile visto il grande apporto ricavato dai giovani under.

Certo, ora viene il bello, fermarsi a questo primo step sarebbe come godere solo del trailer di un magnifico film chiamato Legadue, invece una squadra, una societa’ e una citta’ dopo tanti anni vogliono vivere di passioni intense, da assaporare fino alla fine, passando prima per Recanati o Capo d’Orlando.

 

Palatrieste pieno, la curva esaltante e una squadra vincente, quando tutto riesce a meraviglia

Eccome se c’e’ ancora voglia di pallacanestro a Trieste, il pomeriggio di ritorno al Palatrieste nasce con i migliori auspici, tanta e tanta gente a gremire gli spalti dell’arena, 2500 forse 3000 spettatori, molte sciarpe biancorosse, tanti ragazzi e ragazzini, personalita’ amiche dell’alabarda come il grande Boscia Tanjevic o Davide Cantarello, un clima che merita non la Legadue…la serie A! (anche in questo caso, ogni riferimento e’ puramente voluto).

Poi la curva, spesso denigrata amplificando situazioni oggettivamente non edificanti, ma quasi mai esaltata per quello che e’ in quaranta minuti di partita, di tante partite, di tante trasferte: colore e tifo, una civile e misurata polemica contro il quotidiano cittadino, e poi tanta carica per la squadra, un moto perpetuo che ha addirittura contagiato il resto del palazzo (non sempre era accaduto in passato), un ingrediente imprescindibile per lo spettacolo di una partita di basket; se anche Innocenzo Ferraro (nativo di Atri ndr.) a fine partita si rivolge alla curva urlando “bravi muli!”, allora la simbiosi e’ totale!

Ora che si e’ toccato con mano quanto tutte le componenti possano combaciare dando un risultato degno di nota, si creino le condizioni per far si che i play off siano un motivo di raccolta per triestini appassionati e non, per tutti i giovani della scuole basket e per chiunque voglia vivere l’evento, magari sfruttando iniziative come quella calcio-basket di domenica in nome dell’orgoglio giuliano sportivo.

 

Dare a Cesare quello che e’ di….Eugenio!

Glielo dovevamo da un po’ di settimane, ma ligi al motto che i conti si fanno alla fine, abbiamo atteso l’esito finale; il primo posto lava il peccato originale della famosa trasferta di Casalpusterlengo e della coraggiosa scelta di lasciare il trio di Omegna a casa. Alla fine ha avuto ragione il coach; premesso che il sottoscritto ritiene ancora convintamente che sia stato un azzardo eccessivo, i conti pero’ confermano la bonta’ di una scelta, obiettivo raggiunto e tre giocatori ristabiliti….chapeau!

Al di la’ di questa considerazione dovuta, Dalmasson il merito maggiore ce l’ha nell’aver costruito un gruppo solido, che parla la stessa lingua, attingendo a piene mani e con particolare fiuto al folto gruppo di giovanissimi, da Ruzzier a Scutiero, da Bonetta a Urbani, fino a De Pretis, dando un’identità forte e riconoscibile durante tutte e 34 le partite di stagione regolare.

 

Le insidie di chi sta a guardare

Si e’ sempre considerato un toccasana riposare il primo turno di play off in virtu’ di una stagione molto lunga che porta con se’ scorie di ogni tipo; la pausa servira’ anche a respirare, studiare e rifare propri ogni centimetro del parquet del Palatrieste, le profondita’, i canestri, tutto quello che per un po’ si era lasciato alle spalle.

Pero’ c’e’ anche il rovescio della medaglia, e non e’ neanche troppo secondario, cioe’ il fatto che manca totalmente il ritmo partita, e soprattutto quello da play off, che e’ selvaggiamente piu’ fisico. Chi gioca il primo turno non solo e’ “allenato” a questo tipo di sfide ma porta con se’ la carica emotiva di un successo. Recanati e Capo d’Orlando apriranno le danze e, pur considerando che la griglia favorisce la prima per posizione di classifica, il roster di Benevelli e soci a parer mio e’ nettamente piu’ strutturato, soprattutto per sfide “dentro o fuori” come queste.

Ma forse ora e’ tempo di godersi il primato….poi si vedrà.

 

 

Raffaele Baldini (www.cinquealto.wordpress.com)

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