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Analisi post “grande freddo”: approccio ingiustificabile, quella “zona” mal recepita e uno schiaffo propedeutico per la sfida a Reggio
Approccio ingiustificabile
Vincere e perdere sono ascrivibili al meraviglioso mutevole mondo sportivo. La vittoria e la sconfitta sono il punto di arrivo di un percorso, ed è qui che si fonda il giudizio sull’operato di una squadra di pallacanestro. Sono sincero, più invecchio e più cerco nelle pieghe di un linguaggio, nella postura, nel “non detto” gli elementi per sostenere una tesi; posso dire che la presentazione di coach Maffezzoli della sfida con Brescia era un inquietante segnale di fragilità, mascherato dalla speranza che qualcosa cambi l’ineluttabile destino. Chi meglio dello staff tecnico può prevedere il risultato domenicale, senza il capocannoniere della serie A, senza un americano e con una settimana così e così; gli allenatori però devono dissimulare, far credere sempre e comunque ai propri giocatori di essere i migliori e i più pronti alla partita. L’impressione invece è che dalla palla a due i giocatori biancorossi fossero in attesa dell’ “esecuzione”, che è avvenuta.
Danger…zone
Che la serata sarebbe stata infausta, lo si è capito dall’imbarazzante versione della “zona 3-2” (era quella?) proposta ad inizio partita; “zona” che in linea generale poteva essere una scelta tattica anche plausibile. Mi chiedo: una settimana di intenso lavoro, immagino anche lavorando sulla difesa sopra citata, e poi vedi Deangeli, Terry e soci sul parquet in cerca di risposte su posizioni da prendere, avendo peraltro la sfiga di lasciare chilometri di spazio a Della Valle, Gabriel o Petrucelli; si, proprio dove la “3-2” dovrebbe essere più forte. Alle volte la pallacanestro è strana…
Quando si alza il livello fisico…
C’è un denominatore comune nella Pallacanestro Trieste di questa stagione: quando il livello fisico delle avversarie si alza considerevolmente, i vari Bossi, Vildera, Lever, Campogrande e alle volte Deangeli faticano da matti a produrre la propria pallacanestro. La massima serie certamente è tale perché raccoglie (o dovrebbe farlo) l’eccellenza non solo tecnica ma anche fisica. Non c’è via d’uscita, non c’è un piano B… o sei adeguato, o sei mentalmente duro, oppure succede quello che si è visto sul parquet di Brescia, dove anche superare metà campo diventa un ostacolo insormontabile.
Uno schiaffo propedeutico alla prossima, decisiva sfida
C’è un aspetto positivo in questo gelido -36. Uscire con uno schiaffone del genere è il miglior modo per affrontare la prossima sfida con Reggio Emilia; torna Frank Bartley, c’è Jalen Hudson con tutto il suo carico di energia per l’esordio, c’è una sfida calda fra le mura amiche. Non è che si necessiti sempre di un ceffone per reagire, ma almeno che il segno delle “cinque dita” sia un meme per la settimana di lavoro in palestra. Questa squadra e questo gruppo hanno dimostrato diverse volte di avere attributi che fanno provincia, l’unità del gruppo poi non possono che rafforzare un desiderio di rivalsa. Ad maiora.
Raffaele Baldini