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LA partita: all’80% è una macro chiave mentale

Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini

LA partita, una sfida fratricida che nessuno avrebbe voluto, eppure è così. La Pallacanestro Trieste si è complicata la vita cammin facendo ed ora si trova a dover conquistare la serie A con quaranta minuti… in apnea.

Michele Ruzzier possibile chiave, ma occhio a Casarin

Normalmente Michele è un giocatore “a sangue freddo”, lo ha dimostrato nella famosa partita contro Forlì ma anche in altre occasioni; ha una capacità indubbia di assorbire le emozioni e giocare la propria pallacanestro. E proprio la sua intraprendenza sarà una chiave per dare imprevedibilità all’attacco triestino, anche ipotizzando diverse conclusioni in più rispetto al solito. Attaccare come un vice-Davis, senza perdere la lucidità in regia. Ecco, la lucidità sarà minata quasi sicuramente da Davide Casarin, un “cagnaccio” che già all’andata mise in difficoltà il play triestino con una difesa molto fisica e al limite della provocazione.

Il Supereroe della… Marvel

Karvell “Marvel” Anderson, ovvero il giocatore più elettrizzante e il detonatore offensivo di Verona. Tira con il 39.1% dall’arco dei tre punti ma quando è in striscia avrà l’80% da tre punti. Ha segnato canestri impensabili, marcato, da otto metri e all’ultimo secondo; è giocatore che non si demoralizza se un tempo resta all’asciutto, ha sempre pronta la “mitragliata” decisiva, un po’ come Logan di Scafati. Non lasciarlo respirare è il primo imperativo di chi si prenderà la briga di arginarlo.

Qualcuno che apra la scatola dagli angoli

Che il gioco contemporaneo del basket si sia uniformato è un dato di fatto. Che Trieste abbia perso le ultime partite bombardata da tre punti e dagli angoli, è un dato incontrovertibile. Per contro, la squadra di coach Legovich mortifica le spaziature sulla metà campo offensiva, mancando di terminali credibili da quella posizione; Bartley a volte, Deangeli ci prova, Campogrande e Stumbris sono troppo ondivaghi. Avere in questa partita qualcuno che “apra la scatola” da quelle posizioni, è basilare per “allargare” il campo.

Effetto 7000 del Dome

E’ praticamente scontato che ci sia il tutto esaurito (o poco via). L’effetto del “Red-Wall” ha sempre inciso, nel bene trascinando la squadra oltre i propri limiti, nel male, mettendo una pressione addosso nei momenti di difficoltà. Sarà interessante leggere questa variabile dal punto di vista psicologico, anche perché, questa partita sarà per l’80% un sottile gioco mentale. Mastermind.

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