Arrivederci “Prof”, icona di una pallamano romantica

Non si può dire che lo conoscessi, ci si salutava cordialmente fra persone gravitanti nel mondo dello sport. Eppure c’è qualcosa che mi spinge a scrivere queste righe, nell’assioma che se uno scrive vuol dire che ha qualcosa da dire. Sarà la figura iconica così riconoscibile per uno sport come la pallamano reso nobile in città da lui? Sarà il palmares e i trofei vinti? No, penso ci sia dell’altro.

Al “Prof” Lo Duca mi lega un’affinità elettiva, per citare Goethe, quella empatica condivisione di una passione trasferita allo sport che uno ama. Nell’uomo dai folti baffi si poteva respirare il senso perpetuo di vivere e lottare per la propria “creatura”, non c’era bisogno di sedersi su un tavolo nella stanza dei bottoni, perché lo si leggeva negli occhi quello che voleva. Quando parlo di appartenenza potrei parlare di Giuseppe Lo Duca, quando cerco di spigare cosa vuol dire lavorare per ciò che si ama parlo di Giuseppe Lo Duca, quando si vuole riportare in modo plastico il risultato di chi si adopera con passione a qualcosa, parlo di Giuseppe Lo Duca e l’epopea della Pallamano Trieste sul tetto d’Italia.

La sua silenziosa uscita di scena rappresenta come un soldato che perde il proprio Generale al fronte, quel senso di smarrimento che ben (o mal) si lega al momento più buio della società con la rinuncia alla massima serie. E’ stato un papà (oltre degli splendidi figli) di una generazione di vincenti, quelli che hanno avuto l’onore e l’ardire di sposare la sua visionaria concezione della pallamano. Quando sei in quella famiglia, assorbi tutto quello, e vi assicuro che nei suoi “discepoli” leggerete la stessa infinita passione, quella che ti consuma la salute ma che ti fa sentire vivo, quella che a fine giornata ti invecchia davanti a uno specchio ma ti arricchisce dentro.

Sarà sempre più difficile trovare uomini come Giuseppe Lo Duca, perché il percorso è dannatamente tortuoso, perché spesso il gioco non vale la candela, perché la fatica e il sacrificio non sono valori soppesati al mercato professionistico sportivo (figuriamoci quello della pallamano). Però, se mai un giorno Trieste avrà l’onore di riconoscere una figura così illuminata, non se la faccia sfuggire, la coccoli come la cosa più cara che porta in dote, perché uomini di questa levatura fanno sbocciare fiori dal cemento.

Arrivederci “Prof” e grazie di tutto.

Raffaele Baldini

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Pubblicato il luglio 24, 2022, in HighFive, News con tag , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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