Prima sgambata della Pallacanestro Trieste fra le mura amiche contro BYU Cougars da Utah, un modo come un altro per dare a coach Christian elementi utili a costruire il futuro.

Partono forti gli americani con l’arma cara al nuovo corso della Pallacanestro Trieste, cioè il tiro da tre punti: 0-8. Il primo canestro stagionale biancorosso non arriva e coach Christian è costretto al time out sullo 0 a 12. Deangeli rompe il ghiaccio dalla lunetta, ma la BYU martella da fuori con regolarità e pulizia tecnica, 1-18 con tripla di Waterman in assoluta confidenza con il canestro. Condizione atletica diametralmente opposta, statunitensi in ritmo e freschi, mentre i triestini con tre giorni sulle gambe a leggere la targa degli avversari. Tiri corti, gambe pesanti, il primo quarto è un’esecuzione balistica ospite: 6-20. Ruzzier si mette in proprio con 5 punti consecutivi, c’è un minimo di reazione (scomposta ndr.) e la prima frazione si chiude sul 12-21. Si sciolgono sensibilmente braccia e gambe dei giocatori di casa, Ferrero tripla del -4 con carica aggiunta, inerzia in fase di assestamento; Robinson non ci sta e martella comodo da sette metri, 22-30. Ariel Filloy ricorda di essere un eccellente tiratore dall’arco ma Robinson non smette di ricacciare al mittente il tentativo di rimonta; tutta la BYU è calibrata per procurarsi e realizzare (spesso) triple da ogni parte del campo, ospiti sempre avanti 34-39. Si anima il PalaTrieste ma ad ogni ingenuità gli statunitensi puniscono a dovere; squadre all’intervallo con il vantaggio esterno 41-46.

Jaxson Robinson è un giocatore di ottima educazione cestistica, due triple e nuovo vantaggio ospite 43-55. Come prevedibile le certezze biancorosse sono nella qualità di Ruzzier-Filloy-Ferrero-Candussi, il resto è un cadenzato ritmo di pre-season, con lente rotazioni difensive. E’ proprio il gaucho Filloy a risolvere alcune questioni offensive in un fisiologico caos da “conoscenza”: 50-63. Con l’incedere del match si ricalca il canovaccio delle prime battute, con una sola squadra in campo, la BYU Cougars. Terzo quarto chiuso sul 53-69. Ingenuità reiterate in casa giuliana, la stanchezza ormai è un peso nelle gambe ma soprattutto nella testa dei padroni di casa, 58-74. Ultimi sette minuti di pura corsa di alleggerimento, allungo americano prevedibile e rotazioni di coach Christian inevitabili; risultato finale 73-84, applausi per tutti e nessuno si azzardi a tirare conclusioni, è blasfemo dopo un paio di giorni di allenamento sulle gambe.

Raffaele Baldini

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