Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini

Coach Franco Ciani è l’ospite della puntata settimanale di “Tripla de Tabela”. Tanti gli argomenti, per un grande uomo di basket che conosce perfettamente la jungla della serie A2. Non si può non partire proprio da quello che può essere una difficoltà oggettiva, per un sodalizio americano, l’approcciarsi ad una categoria prettamente caratterizzata da giocatori italiani: “esiste una marcata differenza fra il basket europeo e americano – incalza Ciani – soprattutto con quella che è la realtà del college. Ci sono dinamiche diverse, letture tattiche interpretate in modo non univoco, soprattutto l’esperienza tecnica del giocatore/allenatore necessita una rapida immersione in un mondo dove il risultato è basilare, con tutto il fardello di pressione che ne consegue. Guardate i “rookie”, per esempio, fanno tanta fatica a metabolizzare questo mood. Se da un lato il coach è un uomo che deve capire tanto in pochissimo tempo, dall’altra parte però c’è un General Manager di comprovato livello come Mike Arcieri, che conosce la realtà italiana, in grado di reggere il ruolo.” Se l’impatto di coach Christian con il campionato italiano è stato un trauma, c’è un’ossatura italo-triestina che dovrebbe reggere l’urto, perlomeno a livello caratteriale: “vi posso assicurare, avendo allenato alcuni di loro e avendo voluto allenare altri, che il gruppo indigeno a Trieste ha sanissime basi etiche e di mentalità. Ogni sconfitta lede la serenità, ma non c’è cattiva volontà. Serve ora una scintilla, che riaccenda quel fuoco.” A proposito di triestini, il “pretoriano” Matteo Schina sta facendo grandi cose a Torino, forse dimenticato troppo presto dalla casa madre: “non vedo una questione territoriale alla base della crescita di Matteo, sarebbe diventato decisivo in qualsiasi contesto. Ha un’etica lavorativa clamorosa, è bastato semplicemente implementare il suo bagaglio tecnico e dargli serenità in un contesto dove una partita sbagliata non poteva diventare un’ansia.” Allargando il raggio d’azione, non possiamo eludere una sorta di personale ranking delle papabili al salto di categoria: “penso che i pronostici estivi siamo abbastanza rispettati, almeno per quel che riguarda Trapani, per cui c’è già nucleo italiano pronto a giocare al piano di sopra e, con differenze, Cantù. Forlì è forte di un una finale disputata lo scorso anno e dalla conferma di diversi elementi, nonché di una solida difesa, Udine potrà diventare temibile. Poi c’è un branco di lupi che si aggira famelico, fra cui ci metto la mia Torino e Trieste”. Non si po’ non tornare all’avventura vissuta a Trieste, silenziosamente scivolata negli archivi ma che non può lasciare indifferenti: “l’esperienza a Trieste la ricordo con grande positività, il ritorno in serie A, uno staff eccellente con cui lavorare, anche se triestino (ride), una posizione in classifica che, con Fernandez, era la migliore dal dopo Tanjevic; il calo di fine stagione non penso abbia inciso sulla scelta di interrompere il rapporto professionale, quanto la mia “mancata elasticità tattica”. Nel nostro mondo le cose vanno così.”

Raffaele Baldini

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