Fotografia: Matteo Nedok
E con Justin Reyes (miglior straniero della scorsa A2 ndr.) si chiude il mercato della Pallacanestro Trieste 2024/25. Un mercato caratterizzato da certezze assolute, vedi acquisti di Colbey Ross e Markel Brown, la conferma di Justin Reyes (pur con dose di ansiolitici supplementare ad ogni “atterraggio” sul parquet) e l’additivo a garanzia controllata di Jeffery Brooks; un mercato fatto anche di scommesse, meno per quel che concerne Jarrod Uthoff (vedi esperienze europee e intercontinentali), maggiormente per Jayce Johnson. Ecco, partirei da quest’ultimo se dovessi evidenziare una variabile su cui passeranno tante delle velleità biancorosse; l’ “albatros” da Dana Point in California dovrà avere spalle abbastanza larghe per reggere il reparto, quasi da solo. La storia dei “visi pallidi” sotto le plance a Trieste è contradditoria, dalla solida concretezza di Shaw, ai talenti fuggiti come Feitl, Chilcutt e Foster, per finire a tragedie greche come quella di Wenzel. Francesco Candussi sarà un cambio per 10 minuti di respiro, Uthoff e Brooks utili supporti in area pitturata, così come Reyes, naturalmente predisposto al rimbalzo. Fragilità sotto le plance? Può essere. Difese agevolate dal limitato arsenale offensivo di Johnson? Dipende da come lo si sfrutta. In attacco Trieste ha gente di estro, di talento, straordinari esecutori sul “pick and roll” e uomini che creano sovrannumero, esattamente quello che serve per poi servire con i giusti tempi Jayce Johnson. Il ragazzone poi è stato preso per attitudine al lavoro che, mixata con l’intelligenza, può dare frutti in proiezione insperati, esattamente come fu per Skylar Spencer. Lo so…state derubricando la questione, così come nessuno di voi ha mai neanche fatto cenno a qualche cono d’ombra possibile nell’accoppiata Ross-Brown, assieme a Michele Ruzzier. Tutta l’attenzione è rivolta al nucleo degli italiani. Certamente l’abilità dialettica a fine stagione è stata nettamente migliore del prodotto sui 28 metri di parquet (forse più in quantità che qualità), soprattutto se si tiene conto che due fra i meno peggio, Ariel Filloy e Leo Menalo, sono fuori contesto. Però è corretto dire che Stefano Bossi, Lodovico Deangeli, Luca Campogrande e Francesco Candussi hanno già fatto la serie A, qualcuno ha anche lasciato singole prestazioni da ricordare, per cui non siamo al buio più totale. E’ necessario che ci sia serenità all’interno del gruppo, nessuna “ansia da prestazione”, anche cercando di garantirsi tranquillità di classifica; in questo modo attori come Brown, Ross, Brooks possono apparecchiare la tavola agli “stressati” italici e condurli verso una rinascita sportiva. Non creiamo mostri più grandi di quelli che sono in realtà, altre contender della compagine allenata da coach Christian hanno gli stessi identici asterischi sul parco indigeno, alcune alle prese con problematiche extra campo come Varese con Leonardo Okeke. Ultimissima considerazione: come sempre c’è tantissima coerenza nel mercato di Michael Arcieri, dalla ricerca di uomini ambiziosi ed empatici, ad una linea di equilibrio fra rischio e certezze. La sensazione è che ci sia ancora una volta stata una ricerca approfondita sulla “materia prima”, cioè sulla struttura umana dell’individuo prima che sulle capacità cestistiche.
Ovviamente tutti questi ragionamenti sotto l’ombrellone hanno il peso specifico di un “super Tele” in una giornata di Bora, ma poi avremo modo di aggiustare il tiro durante una lunga ed appassionante stagione.
Ah si, manca il 6+6… no, non il modulo sul roster ma il “sesto uomo”, il pubblico del Palatrieste che dalla giornata odierna DEVE tornare ad investire sulla propensione naturale, cioè la passione fra due canestri.
Raffaele Baldini
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