
Mancano ormai due settimane all’inizio del campionato. Quando i primi freddi distraggono dal pigro incedere estivo, ecco che tutto si focalizza sulla concretezza sportiva dei punti che contano, del fare oggi quello che non puoi più fare domani. Così proviamo a stilare una lista di appunti, quelli lasciati normalmente dagli scout in una stanza d’albergo, sui giocatori del roster della Pallacanestro Trieste, naturalmente non contemplando Markel Brown, Justin Reyes e Stefano Bossi, troppo poco visionabili.
Colbey Ross
Calare ancora quei 3-4 chiletti per essere esplosivo alla sua maniera, per togliere due/tre palleggi di troppo per battere la prima linea e creare vantaggio per sé e per i compagni.
Michele Ruzzier
Mezzo secondo in meno per liberarsi dal diretto avversario, mezzo secondo in meno poter tirare, mezzo secondo in meno per eseguire. La serie A è questa, prima entra in ritmo con le logiche al piano di sopra, e prima torneremo a vederlo incidere anche balisticamente.
Luca Campogrande
Deve mantenere inalterato l’approccio mentale avuto fino ad ora: un secondo, un minuto, dieci minuti, trenta minuti fatti con la “cattiveria” giusta, partendo dall’intensità difensiva che può mettere in ritmo l’attacco.
Denzel Valentine
Toglietegli lo specchio! Giocatore di classe superiore che spesso cade in “giogioneggiate” dal palleggio pericolose. Sarà croce e delizia della squadra, più lui diventa concreto (per esempio nell’attaccare il difensore creando vantaggio fisico e d’altezza per tiri dai 3-4 metri) e più trarrà giovamento la squadra.
Lodovico Deangeli
In serie A non può pensare di avvicinarsi al ferro restando impunito; serve trovare una dimensione, al di là di quella difensiva sempre migliorabile, che possa dargli uno spiraglio di pericolosità offensiva. Quale? Proprio quella vituperata dagli analisti… un solido tiro dai 3-4 metri.
Jeffrey Brooks
Che fosse uno straordinario giocatore di complemento lo sapevamo già. Sceso dalla gondola e montato sulla “coriera” biancorossa, può tornare ad essere protagonista. Qualità come le sue devono essere tradotte in almeno 6-7 a tiri a partita, chiedendo più palloni giocabili, oltre quelli “raccattati dalla spazzatura” del match.
Jarrod Uthoff
Ci sarebbe poco da “appuntare” all’ala ex Japan, viste le prestazioni e la mano educatissima dall’arco. Ecco, forse la doppia dimensione, quella di un attacco più continuo al ferro, potrebbe essere l’ultimo step per diventare un giocatore totale… il Grazulis 2.0 (con caratteristiche diverse ndr.).
Francesco Candussi
La sua trasformazione, con annessa promessa a Mike Arcieri, sembra stia dando buoni frutti. Qualche chilo in meno, più dinamico e utile come giocatore da “pick and pop” (lungo che si apre per un tiro dalla lunga distanza ndr.). Certo, non possiamo più considerarlo un vice-Johnson.
Jayce Johnson
Servirebbero un paio di settimane con Giovanni Vildera in gruppo, un “crash-test” per educare il lungaccione bianco ai contatti veri, non quella della G-League. Servito in post basso, deve difendere il tiro maggiormente con il corpo, chiudere il movimento di tiro e non gettare l’arancia come fosse una bomba vicina all’esplosione. Meglio se servito in maniera dinamica, per cui c’è tanto lavoro anche su chi dovrà servire palloni a Jayce.
Raffaele Baldini
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