
E adesso chi ci restituisce la gioventù?
Dražen “Praja” Dalipagić era un’icona, una sorta di divinità ultraterrena ammantata da quell’alone di misticismo al punto di dedicare una linea di scarpe da basket, le Kronos. Quanti della mia generazione, adolescenti sognanti, spingevano i genitori a quella spesa folle per avere le scarpe del campione, qualcosa che di sicuro cambierebbe la carriera di ogni ragazzo. Vado a Capodistria, la acquisto, le tengo in mano e le manipolo facendo viaggiare la mente sulle gesta di “Praja”, quel cestista tutto d’un pezzo, con il baffo severo e il naso importante, quel concentrato di tecnica cestistica unita ad un insospettabile atletismo. Ci sono aneddoti che il buon “paron” Tonino Zorzi ha raccontato in una intervista su Basket Coach che vanno ben oltre le prodezze balistiche, una su tutte quella dei 70 punti in maglia Reyer contro Bologna. Sempre a Venezia, il “baffo di Mostar” fu capace di farsi togliere un gesso dalla caviglia per giocare una partita, in cui ovviamente dominò con una gamba sola; capite perché Zorzi lo riconosceva come il numero uno? Nella testa prima che nelle gambe era un fuoriclasse, un uomo d’acciaio, un vincente. Per quelli della mia età, bombardati da grandi campioni dall’NBA e da balcanici di prima generazione, Dražen Dalipagić rappresenta l’essenzialità della pallacanestro; vi invito a guardare la mitica partita dei 70 punti fra la Giomo Reyer Venezia e la Dietor Virtus Bologna, mai un palleggio di troppo, mai più di uno due palleggi per andare a concludere, pulizia di tiro e conclusioni talmente precise da non sfiorare il ferro. Lui e “mao santa” Oscar Schmidt sono stati i più grandi attaccanti che il nostro campionato ha avuto, tanto da rimanere nell’immaginario di tutti ben oltre la durata dell’attività agonistica.
Da profondo ammiratore del basket balcanico, la perdita di Dražen Dalipagić rappresenta forse lo spartiacque che chiude una generazione di campionissimi, da Krešimir Ćosić e Mirza Delibašić, passando ovviamente per Dražen Petrović. Insomma, tutto quello che è stato adolescenza, sogno, mito ora è archiviato per sempre, nello scrigno dei ricordi, dove ci sarà sempre bisogno di attingere per sentirsi bene, magari per qualche secondo.
Grazie Praja!
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