Perché l’Europa…

Se vivessimo il mondo dello sport con razionalità, facendo quadrare i conti, probabilmente entreremmo a vedere una partita di pallacanestro… dal commercialista. Penso inoltre che, se tutto fosse così dannatamente chiaro ai liberi pensatori, quelli che osteggiano la presenza di Trieste alle coppe europee, allora avremmo una fila molto lunga di addetti ai lavori rincoglioniti davanti alla porta di uno “strizzacervelli”. Marco De Benedetto e Mauro Sartori hanno spiegato molto bene a “Tripla de Tabela” il senso di partecipare alle coppe, uscendo dalla mera valutazione economica che, è fuori di dubbio, porta ad un sacrificio economico importante per i club.

Ambizione significa non guardare all’oggi, ma quello che si può essere domani

Specifico quello che sapete tutti: partecipare alle coppe europee è un esborso importante economico da parte della società, un dispendio di energie fisiche e mentali per cui si può avere un riverbero negativo nel campionato nazionale. Aggiungo, così i critici trovano spuntate tutte le caselle della tesi contraria, la probabile desertificazione dell’arena nei primi turni, per la desuetudine all’impegno infrasettimanale e per l’obiettivo troppo lontano da poterlo guardare con il cannocchiale. Messe in riga tutte queste verità, cominciamo col dire che se la Pallacanestro Trieste vuole crescere, deve esportare il proprio marchio fuori dalle mura italiche. Sapete cosa vuol dire portare i colori alabardati a Bonn, Tenerife, Atene, Gerusalemme, ecc.? Vuol dire far sapere all’Europa che ci siamo! Se poi qualcuno ha la lungimiranza che, a suo tempo, ebbe Stefano Sardara (Presidente della Dinamo Sassari ndr.), è possibile esportare il marchio a tutto tondo di Trieste e del Friuli Venezia Giulia (vero Fedriga?) quali possibili mete turistiche (in accordo con MSC?) ed enogastronomiche. Dobbiamo uscire dal provincialismo ammantato di fatalismo che ci attanaglia, proviamo a cavalcare l’onda e credere, una volta tanto, di valere qualcosa nel mondo del basket. Cosa dissero gli americani arrivati a Trieste? Playoff, Europa e ambizioni crescenti…non “salvezza” sicura. Vediamo di non essere noi, moralizzatori senza portafoglio, a smorzare l’entusiasmo di uomini ambiziosi.

Appeal

Sarà che l’Europa è una massiccia dose di trucco che trasforma una donna piacente in uno splendore, fatto sta che TUTTI gli addetti ai lavori rimarcano quanto il fattore coppa sia decisivo nelle scelte di giocatori (e procuratori ndr.) di livello. Vi è piaciuto vedere Valentine in questa stagione? Bene, con una coppa come biglietto da visita, è molto più facile trattenerlo o trovare qualcuno di quello spessore. Sappiamo quanto la natura insita in certi atleti sia sfumata da “paraculismo”, per cui giocare una coppa vorrebbe dire anche allenarsi meno e divertirsi di più.

Crescita strutturale, crescita con vissuto

Se non avessimo patito tante situazioni da sedotti ed abbandonati, guarderemmo all’eventuale partecipazione alla Basketball Champions League come il primo step di crescita verso l’Olimpo, passando poi per l’Eurocup e poi chissà. Dobbiamo cocciutamente entrare nella testa di uomini di successo come Paul Matiasic e Mike Arcieri, per cui la parola “accontentarsi” non è neanche contemplata; crescere vuol dire misurarsi a livelli incrementalmente superiori, con l’equilibrio di non fare il passo più grande della gamba ma con la convinzione di poter vincere una coppa. Ecco, qua sta tutto il senso di una partecipazione: essere presenti per “timbrare un cartellino” non ha alcun senso, provare a vincere invece si, anche perché c’è un budget di rientro.

Ma poi, vi fa tanto schifo…triestino unico in tutto

E alla fine di tutto… vi farebbe proprio tanto schifo guardarvi una partita in più infrasettimanale di pallacanestro? Ho guardato diverse partite di Champions League e vi assicuro che lo spettacolo non è mai mancato. Ok, ho capito… gestiremo “Tripla de Tabela” in modo da evitare la contemporaneità…ma non preoccupatevi, tutto si risolve. Il triestino medio è sempre un caso di studio, lo scetticismo per le coppe europee è come la rinuncia alle “montagne russe” offerte gratuitamente perché si era venuti al Luna Park per gli autoscontri. Valli a capire…

Raffaele Baldini

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