Non ho capito…ma giovedì c’è bisogno di passione
Non ho capito niente
Dal titolo potreste dire… “dove sta la novità?”. Ho cercato anche di far passare la notte per esternare considerazioni assennate ma quello che ne ricavo è un incasinato quadro d’insieme. Continuo a non capire le rotazioni allargate a 11 giocatori, proponendo quintetti diversi ma senza dare il tempo ai protagonisti di ambientarsi; non eravamo una squadra di fenomeni prima…per cui certe competenze con l’alzarsi del livello della competizione dovrebbero stare al loro posto con un asciugamano fra le mani e dediti a qualche pacca sul sedere ai compagni. Non è un disonore, è un percorso di crescita naturale. Non capisco perché una squadra che fa delle difesa ossigeno per la sopravvivenza, decida di giocare in totale apnea due partite fuori casa, non riuscendo MAI a tenere l’uno contro uno degli avversari (bravi ma non trascendentali). Non capisco perché prendiamo Daniele Cavaliero, lo portiamo in pompa magna sull’altare dell’ambizione per poi sfruttarlo 15 minuti e concedendogli 2, dico 2 (!!) tiri dal campo. Non capisco perché due volte su due costruiamo l’ultimo tiro per Matteo Da Ros, giocatore con la personalità per prenderselo ma con le caratteristiche inadeguate alla preghiera di fine Messa; non sarebbe il caso con pochi secondi a disposizione, di sfruttare due atleti, scuretti, che possono saltare mezzo metro sopra l’avversario?
Siamo tutti allenatori e la realtà parla che chi critica sta dietro una scrivania carico del senno di poi, mentre chi guida la squadra è arrivato primo in campionato.
Tutti, proprio tutti legati al fattore decisivo: l’Alma Arena
Siamo depressi, sfiduciati il giusto quando si pensava di far “cappotto” ma ancorati ad un percorso che non si può disconoscere. L’Alma Trieste è arrivata dopo 30 giornate prima, ha palesato una pallacanestro bella, con un’identità forte, sublimata sotto le volte dell’Alma Arena. Ora non c’è tempo per piagnistei, tutta la città appassionata deve prendere per mano i propri beniamini e spingerli verso i quarti di finali. Dopotutto la squadra di Dalmasson è in buona compagnia, assieme alla tanto decantata Biella (tanto forte quanto sfigata negli accoppiamenti), con Tortona, e la sensazione che Treviglio abbia dato tutto. Si, coach Vertemati non parla mai a caso, nel post partita era esausto e involontariamente ha tracciato un bilancio a prescindere da quello che succederà in gara 5. Questo se da una lato può rasserenare i triestini, dall’altro fa capire il grado di leggerezza che pervaderà le teste e i corpi lombardi, con lo spirito beffardo di chi sa di aver “fregato” Trieste due volte al fotofinish. Emanuele Rossi sa benissimo cosa vuol dire giocare una sfida decisiva a Trieste, lo ricorda quando venne a giocare lo scontro decisivo per la serie A; in quell’occasione la squadra di casa era a pezzi fisicamente, sfinita…ma la carica dei 7000 trascinò il gruppo all’inaspettata promozione.
Ribadisco, il bilancio di una stagione è opportuno incasellarlo a tempo debito, ora bisogna lasciare andare le emozioni più veraci e prive di pregiudizio; giovedì una città restituirà quello che una squadra ha regalato per una lunga stagione. E sarà l’inferno biancorosso.
Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)
Pubblicato il maggio 9, 2017, in BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Alma Trieste, Analisi, Raffaele Baldini, Remer Treviglio. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
Lascia un commento
Comments 0