Che girone di andata è stato…

Che girone di andata è stato per la Pallacanestro Trieste? Eccellente a mio modo di vedere. Poteva essere ancora più sfolgorante se i due finali di Brescia e Varese avessero avuto quel pizzico di lucidità in più ma, su questo sono discretamente convinto, la mancata partecipazione alle Final Eight può essere un ideale mini-ritiro per una “revisione” globale e l’inserimento di nuovi giocatori.

Nelle parole di coach Marco Legovich c’è l’essenza di un percorso virtuoso: partiti con tante fragilità, sconnessi e disorientati, con il passare delle settimane ed il lavoro in palestra (decisivo) sono diventati squadra, migliorando singolarmente in funzione del gruppo. Un lavoro che non può essere ascritto solo alla “vena” di Bartley o ai miglioramenti di Spencer, bensì anche da un recepimento del credo tattico dello staff tecnico, il quale necessitava di un tempo fisiologico di assimilazione.

Saper comunicare e saper ascoltare, due presupposti chiave per intraprendere un percorso nella stessa direzione. Coach Legovich evidentemente ha toccato le corde giuste, i giocatori sono stati sufficientemente ricettivi e intelligenti. Ancora più confortante è il fatto che ci siano margini di miglioramento: se il cannoniere della serie A (!) Frank Bartley, per esempio, implementa il suo gioco, tendente al “solismo”, declinandolo in funzione di un possibile vantaggio condiviso con i compagni, ecco che può diventare un elemento interessante anche per l’Eurolega o alti livelli di Eurocup.

I grandi meriti dello staff tecnico sono anche quelli di non aver speculato sui punti deboli strutturali: il reparto “ali”, palesemente non adeguato alla serie A, è diventato un buon motivo su cui lavorare. Se Luca Campogrande rimane incastrato nel tunnel della crisi, “Lodo” Deangeli ha rappresentato plasticamente il senso di raccogliere frutti adoperandosi con dedizione al miglioramento tecnico e tattico; il più utilizzato contro Treviso… serve spiegare altro?

Nell’accelerata della Pallacanestro Trieste c’è sicuramente l’argento vivo dell’inserimento di Michele Ruzzier. Condivido l’opinione del coach, uno dei migliori playmaker italiani, arrugginito da troppa panchina in terra bolognese ma arricchito da esperienza in quel master con docenti quali Teodosic, Hackett, Pajola. La sua regia è sempre stata di straordinaria lucidità, i tempi sono sempre adeguati e ora, dopo Treviso, c’è anche quella fase offensiva che rendono Michele un’arma totale.

Vero… troppo miele fa venire il diabete. La strada per la salvezza è lastricata di ottime intenzioni ma necessita di una maggiore solidità, onde evitare sorprese. E’ infatti un campionato insidioso, le “grandi” appannate che concedono punti alle “piccole”, le “piccole” che si rialzano sull’orlo del baratro, un mercato che può aprire scenari differenti di settimana in settimana. Non penso che si corra il rischio di un approccio superficiale alla questione da parte dello staff tecnico, c’è anche il “paracadute” della nuova proprietà che sembra voler scongiurare il rischio retrocessione anche a costo di mettere mano al portafogli. Nulla è scontato però, tutte sono supposizioni “sulla carta” e come diceva il grande Totò, con la carta…

Raffaele Baldini

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Pubblicato il gennaio 17, 2023, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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