
Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini
Guardate fuori dalla finestra, ascoltate le folate di vento da sud-est e la pioggia che porta appresso e avete così un’istantanea del momento della Pallacanestro Trieste. Potrebbe piovere appunto…così la formazione di coach Christian affronta la difficile trasferta di Piacenza senza Justin Reyes, uomo di punta, in viaggio per un permesso concordato in tempi non sospetti con la società.
Assenza di Reyes
Dover spiegare l’assenza del portoricano nell’economia del gioco biancorosso va ben oltre il principio lapalissiano, pura ovvietà. Il ragazzone porta in dote quasi 22 punti a partita e oltre 9 rimbalzi, è l’unico terminale credibile (forse insieme a Candussi) della squadra, un rebus per le difese avversarie. Stappata la bottiglia di spumante da parte dell’entourage piacentino, ora si tratta di capire come distribuire la produzione nel resto della squadra. La qualità ci sarebbe, ovviamente con logiche ben diverse sulla costruzione del gioco vista fino ad ora. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno, un’ottima occasione per responsabilizzare i compagni.
Piacenza correrà
La squadra di coach Salieri fa della corsa uno degli elementi fondanti del proprio credo offensivo. Con il motorino Gherdardo Sabatini, Piacenza può dispiegarsi molto bene sui 28 metri, anche perché la coppia di pseudo-lunghi statunitense Miller-Skeens è abile alla corsa; non solo, l’ineffabile coach Salieri sa perfettamente che avendo una qualità minore rispetto al roster triestino, il miglior modo di trovare punti facili è… andare in transizione rapida, magari in sovrannumero.
I “Mis-match”
Contro Forlì, la formazione piacentina ha spesso utilizzato l’arma tattica difensiva del cambio sistematico. Questo genera ovviamente dei “mismatch” (mancata corrispondenza ndr.), calcolati ma pericolosi se letti con arguzia dall’avversaria. Ecco, se la pallacanestro di coach Christian è fatta di letture, quanto mai utile sarebbe da parte degli attori protagonisti in maglia biancorossa, accorgersi di questi possibili vantaggi e sfruttarli con puntualità.
La regia di Sabatini e Gallo
Due modi di intendere il playmaking. Il primo, un furetto mai fermo, capace di attaccare 3-4 volte nella stessa azione il proprio diretto avversario, con gambe esplosive ed ottima visione di gioco. Sabatini è parte decisiva della fluidità offensiva dell’Assigeco. Il triestino è Gallo è diverso, più alto, con una regia cadenzata ma fatta di tantissimo fosforo; la sua intelligenza, le lunghe leve e la mano mancina possono dare fastidio agli esterni di taglia piccola triestini (vedi Ruzzier e Brooks).
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