Tanti indizi fanno… solidità

Il più eclatante degli indizi, quello che riguarda una conduzione tecnica che sembrava essere l’elemento più divisivo di inizio stagione fra gli appassionati. Coach Christian chiama 2 time-out su due momenti di flessione della squadra, risultato? Due parziali di 5 a 0 e partita in ghiaccio. Mai trascurare le uscite dai minuti di sospensione per capire quanto un allenatore entri nelle corde dei giocatori. Certamente ci sono aspetti da migliorare, ma crescita nella conduzione tecnico/tattica, conoscenza reciproca del gruppo, le poche palle perse, una regia tornata ispirata con Michele Ruzzier sono tanti elementi che consolidano una squadra che, assieme a Udine, ha dimostrato di poter essere la più forte del girone. Ci sono tangibili elementi che determinano una svolta, basti vedere la versione attuale rispetto a quella di Cento di 2 mesi fa (non di più) o quella con Orzinuovi e Nardò. Ora servirebbe la conferma al PalaDozza…

Il pubblico in calo, quando il dibattito sposta l’attenzione

Che a Dicembre si polemizzi sul pubblico in calo al Palatrieste è un bell’andare… vuol dire che la squadra viaggia, così come il suo staff tecnico. Il triestino medio è docente di polemica, inanellando una serie di congetture per cucire il miglior alibi sulle proprie esigenze: il post Covid, giri natalizi per regali, influenze, negozi aperti, giornate splendide montanare, la goccia della Galleria di Piazza Foraggi, il campo del Rocco… ben sapendo che tutto questo è un mero esercizio per mascherare un tiepido approccio alla passione sportiva. Ci sono elementi inconfutabili che hanno inciso, dalla campagna abbonamenti sbagliata (tenere gli stessi prezzi della serie A è follia), allo spettacolo relativo… il problema, insisto, è che c’è un fondo di snobismo generale che non ha diritto di cittadinanza in chi ha visto Elmore, Stumbris, Mitchell, Justice.  Ragiono da appassionato per cui non capisco la pallacanestro “d’etichetta”, quindi inutile che parli di qualcosa che non so. Per il sottoscritto vedere Gennari o andare a Pordenone in B, passando per le sceneggiate di Sanesi sull’orlo della “C” sono momenti di storia comunque da vivere, elementi che ti fanno poi assaporare la partita di Casale Monferrato per la promozione in serie “A” con più ardore, l’emozione appunto di chi ha mangiato polvere prima di riveder le stelle. E la giustificazione del lunedì per l’assenza da Palatrieste mi suona, sempre per chi non capisce come me, come il marito che si evira per dar fastidio alla moglie. Questo, sia ben chiaro, evitando di fare l’errore contrario in società, cioè pensare come ineluttabile questo raffreddamento; al di là delle promozioni ad errore commesso, chi è al vertice ha il dovere di far di tutto per riportare la gente a casa propria, anche quella più tiepida.

Fortitudo Bologna, questione di personalità

Vince al PalaDozza chi ha personalità. Punto. Vince chi sa che deve andare oltre il muro della “Fossa”, vince chi sa che può avere qualche fischio arbitrale avverso, vince chi è conscio di quello che è. Non penso di essere blasfemo dicendo che OGGI Trieste è più forte di Bologna. Ho guardato nell’ultimo periodo gli incontri di entrambe, e posso dire con convinzione che solo l’immancabile genio di Attilio Caja ha evitato che la “Effe” sfilasse in classifica. Quello che potrebbe essere un responso della carta ha valore zero…perché come diceva il grande Totò, con “la carta bianca ci si pulisca il c…”. Anche il fatto che la compagine di coach Christian arrivi da otto vittorie non significa automaticamente vedere una prestazione clamorosa di Ruzzier e soci. Rimane il fatto che Trieste ha più rotazioni, sta meglio fisicamente e ha (si spera) una rabbia maggiore dopo quello che ha subito fra le mura amiche. Per tutto il resto c’è… Caja, allenatore che quando è ascoltato, è capace di far difendere anche Aradori, di avere americani che aiutano i compagni, di inserire giovani (Giordano ndr.) consci di dover per forza essere cazzuti, altrimenti…

Raffaele Baldini

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