
Possiamo girarla quanto vogliamo…
Se un contadino coltiva rapanelli, non può svegliarsi una mattina sperando di raccogliere tartufi. La Pallacanestro Trieste è come una macchina, dignitosissima, che ha fatto il suo corso e che per avviarla servono due pugni sul cruscotto e mezz’ora per riscaldare il motore. Inutile quindi farsi false illusioni sulla stregua di qualche tripla insaccata in più, peraltro nel mezzo di un gioco offensivo che oggettivamente non funziona, statico e prevedibile, efficace solo quando gli esterni si decidono che per trovare buone conclusioni bisogna muovere la difesa. Potenza offensiva che poi viene smorzata anche da alcune cervellotiche scelte del coach, come quella di lasciare diversi minuti in panca Brooks, oggi come oggi uomo da 35 minuti minimo, o togliere Vildera in un momento magico (beccandosi anche gli improperi del “barba” sedendosi in panchina). Probabilmente neanche l’innesto di un giocatore nuovo basterebbe ma almeno la società dimostrerebbe la ferma volontà di tentare il salto di categoria.
Triestini ancora di gran moda
Su un parquet di serie A2, che rimane pur sempre il secondo campionato nazionale, la produzione triestina è stata di 63 punti distribuiti fra i vari, Bossi, Deangeli, Dellosto e Visintin, e con Michele Ruzzier ai box. E’ rimarchevole, forse parliamo della più corposa incidenza offensiva di giuliani in un campionato nazionale, un messaggio che rasserena e che dimostra una volta di più il potenziale inespresso di questa città. Trieste rimane l’unica realtà dello stivale (parlo ovviamente delle città medio-piccole) che potrebbe tranquillamente giocare la seconda serie con un roster esclusivamente indigeno, aggiungendo i due stranieri.
Che bello vedere giovanissimi sugli spalti
Splendida iniziativa quella di singoli “illuminati” che INVESTONO nell’acquisto di 300 biglietti per far vivere un’emozione sportiva ai ragazzini della Servolana; meno virtuosa ma che pur sempre regala calore anche l’invito ai dipendenti del BAT. Il giorno che una società, e non è certo l’attuale proprietà americana l’unica “sorda”, penserà che l’investimento di oggi è il guadagno di domani, allora vedremo il Palatrieste con 5000 spettatori di media e un moto popolare che si espande a macchia d’olio. Da anni serve qualcuno che realmente si dedichi alla questione, meno giacche e cravatte griffate e più contatti per tessere rapporti, meno personale accomodato su una scrivania e più addetti ai lavori inclini a portare realmente una crescita del movimento, passione fra due canestri… anche perché ci vuole poco a Trieste.
Eli Jameson Brooks, il leader su cui far girare la squadra
Un gruppo non deve vergognarsi all’idea di farsi guidare da un leader. Mai come in questo momento, con Justin Reyes fuori, Eli Brooks rappresenta un faro per la fase offensiva della Pallacanestro Trieste. Ha personalità, talento, non è un “cannibale”, quindi può essere visto bene dai compagni… insomma un uomo su cui si può anche puntare per momenti complessi delle partite. Il futuro per il sottoscritto sarebbe scritto, 35 minuti minimo di impiego, giochi per metterlo nelle condizioni di “isolarsi” sul quarto di campo, licenze extra schemi.
Quando una curva dimostra di prendere una posizione, con educata fermezza
La Curva Nord ha sostenuto come sempre per quaranta minuti la squadra, l’ha applaudita a fine corsa, intonando “siamo sempre con voi”. Sull’amore quindi della parte più calda del tifo verso la squadra non ci sono dubbi, diversa è la posizione presa nei confronti di allenatore e società; non c’è violenza né imposizione, c’è un puntuale sollevamento di dubbi in merito alla conduzione di una stagione con l’obiettivo dichiarato della massima serie. Questo è il modo più sano di essere costruttivi, porre delle domande per avere risposte. Attenzione, le risposte non devono essere preconfezionamenti da decalogo sportivo (ergo, luoghi comuni), possono anche essere serene ammissioni; conta la sincerità, capire i propri sbagli, avere un’idea chiara di come non ripeterli. Intanto, nel dubbio, l’ “architetto” che scrive è pronto al cambio…
Raffaele Baldini
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