
Tarare Justin Reyes, per onestà intellettuale
Se pensassimo che il ritorno di Justin Reyes abbia risolto i problemi della Pallacanestro Trieste, saremmo degli stolti di prima grandezza. Il suo deflagrante rientro, contro quello che restava di una Vigevano assente, è pura energia positiva, spinta emotiva irradiata su tutto il gruppo e, perché no, su tutto il Palatrieste. Partiamo quindi da argomentazioni oggettive, cioè quelle insindacabili e che valgono a prescindere: Reyes, per qualità fisiche, tecniche e duttilità tattica regala a coach Christian uno spettro tattico nettamente più ampio, catalizzando difese avversario e quindi creando spazi per i compagni. Reyes è giocatore superiore, uno che eleva la produzione offensiva, così come quella difensiva. Posto tutto questo, Justin non potrà mai essere il medicinale unico per la soluzione dei mali della squadra. Il gruppo deve attingere dal suo potenziale per caricarsi di nuove responsabilità, senza per forza fare esagerare come hanno fatto Francesco Candussi e Giancarlo Ferrero. Insomma, va bene che il portoricano torni ad essere la punta di diamante conclamata della Pallacanestro Trieste, l’importante è che i compagni di squadra non facciano da spettatori.
“Gianca”, che gioia!
A me piace sempre osservare quello che esce dai 28 metri di parquet, quei micro-aspetti che però fanno capire tantissime cose. Giancarlo Ferrero gioca la sua prima partita da… Giancarlo Ferrero. Al suono della sirena del quarantesimo minuto, nel percorso attorno al campo per raccogliere (finalmente) emozioni positive dopo una roboante vittoria, riceve uno degli abbracci più calorosi che ho mai visto a Trieste. Tutti, curva compresa, a spingersi sulla balaustra per rendere merito alla sua serata, una spontanea dimostrazione di affetto che conferma la bontà dell’uomo, prima che del giocatore di basket.
Se pensiamo che non serva un rinforzo, siamo degli stolti
La vittoria contro Vigevano ha una malsana controindicazione, quella di far pensare che non occorra andare sul mercato per un rinforzo in vista dei playoff. Serve come il pane, un uomo di qualità per allungare le rotazioni, un’ala possibilmente o comunque un uomo che porti in dote quella continuità che è mancata tutto l’anno a Campogrande e Deangeli. Non ci sono grandi affari all’orizzonte, ma è altrettanto palese che chi vuole fortemente intervenire, lo fa con costrutto (vedi Trapani con Stefano Gentile). Ora il pozzo da cui attingere è principalmente Brindisi e Pesaro, entrambe con un piede e mezzo in serie A2; parliamo quindi di Eric Lombardi dai pugliesi o Riccardo Visconti e Matteo Tambone da Pesaro. Oppure, riprendendosi il “figlioccio” di Arcieri, Tomas Woldetensae, che ha confezionato un poco motivante “0” di minutaggio nell’ultima uscita stagionale (persa) contro Brescia.
La prova del nove, nella vasca piena di… squalo
Per capire chi siamo veramente, o perlomeno se il rientro di Justin Reyes possa realmente schiudere orizzonti più interessanti di post-season, è necessario attendere la prossima sfida dell’ “orologio”, quella a casa della fortissima Trapani, con un Alessandro Gentile in più (Alibegovic chissà). Di norma, la seconda partita è quella che determina il reale stato fisico/atletico di un rientrante (Reyes ndr.), Trieste non hai mai dimostrato di poter far male con le grandi in trasferta e la scorpacciata contro Vigevano potrebbe “rilassare” le teste dei giocatori. Mettiamola così, la lunga trasferta in Sicilia ha un nuovo buon motivo per essere vissuta.
Raffaele Baldini
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