Ci sono “capi” e “capi”. Poi c’è Roberto Degrassi. Ho l’onore e l’immeritata fortuna di scrivere per “Il Piccolo” grazie a Roberto, un pazzo furioso nel portare quel “rompipalle” di “Cinquealto” in un ambiente serio redazionale. E’ stato un percorso performante, ho imparato da lui l’equilibrio (forse non ho ancora finito il percorso ndr.) anche quando l’emotività si impossessava della penna (o del tasto del pc), ho imparato come si possa essere “capo” senza per forza alzare la voce o imponendo a pugno chiuso qualcosa. Ogni singola riga di quello che ho scritto per il giornale non ha avuto la “censura”, ho avuto la libertà d’azione e di pensiero, ho avuto sani confronti, anche duri, ma in nome del rispetto reciproco. Roberto Degrassi potrebbe mettersi in prima fila e su un pulpito per raccontare la pallacanestro, avendo un vissuto e una conoscenza sconfinata, ma è sempre stato nelle retrovie, senza fari puntati addosso, parlando a bassa voce. Si è dimostrato aperto anche a quello che andava contro la sua indole, conducendo “Aperitivo sotto Canestro” con una scellerata, scomposta spalla come il sottoscritto. Parlare di pallacanestro con Roby è stato un piacere, un arricchimento professionale unico per cui sarò sempre riconoscente. Mi auguro che la competenza non vada in pensione, che il “secondo tempo” sia solo un vivere la palla a spicchi da una prospettiva diversa, magari senza lo stress da chiusura pagina o da “speciali” da confezionare in un giorno.

Con profonda stima e riconoscenza,

il “rompipalle” Raffaele