
Quando i ragazzi si divertono…
Oggi, anno di grazia 2024, viene sublimato il concetto espresso dalla proprietà americana e da coach Jamion Christian in sede di insediamento: produrre pallacanestro efficace con il sorriso sulle labbra. Oggi, solo oggi, ci sono tutti gli ingredienti necessari: qualità, estro, serietà professionale e un timoniere che “libera da catene”. Divertirsi avendo una forte dose di serietà professionale potrebbe risultare un ossimoro, in realtà non lo è, tutt’altro. La serietà professionale è proprio quel principio che antepone il sacrificio e la fatica quale presupposto per poi esprimere la propria gioia nel declinare pallacanestro. Ultimo e non ultimo aspetto è legato alla capacità di un allenatore di sciogliere le “catene” ai propri giocatori senza perdere il controllo sugli stessi; in questo caso, e fino a questo momento, Jamion Christian ha trovato l’equilibrio giusto e il risultato si vede.
Il tallero della Pallacanestro Trieste… Valentine e Brown
La medaglia non ha due facce? Ecco, la Pallacanestro Trieste presenta due facce diametralmente opposte nel modo di interpretare il gioco, ma dannatamente complementari. Denzel Valentine è tutto quello che esce dagli schemi, alle volte (spesso) andando sopra le righe, con intuizioni geniali che solo una smodata tecnica ti permette di mettere in pratica (senza fare figuracce); dalla parte opposta c’è il “Professore”, colui che legge meglio di Gassman il gioco, che delizia i palati fini degli spettatori con giocate di tecnica, atletismo e precisione. Occhio, entrambi attingono dall’altro per completarsi, ed è una straordinaria variopinta tela sui 28 metri di parquet.
Jayce Johnson, manca l’ultimo step
Ho parlato nelle pagelle di castagne “palleggiate” nelle mani quando sono roventi…ecco, Jayce Johnson deve completare l’ultimo step di crescita accompagnando con un movimento educato il tiro a canestro. La sensibilità del gesto è bagaglio innato, costruire un tiro sufficientemente credibile è cosa fattibile. I tempi infatti di rimbalzo, di ingresso nel pitturato e anche i movimenti sul piede perno sono adeguatissimi, così come una sufficiente verticalità, ora si tratta di chiudere il cerchio per renderlo un’arma importante a disposizione di coach Christian. Tutto questo senza trascurare una cosa fondamentale, bagaglio per cui certamente è stato preferito ad altri, cioè la mobilità in fase difensiva, vicina all’eccellenza nella difesa sul “pick and roll”.
Quando c’è una sconfitta…fuori dal campo
Potrei tediarvi con luoghi comuni sul fatto che lo sport non è violenza, sul fatto che, se il basket ha accorpato sotto uno stesso tetto famiglie intere, è anche perché è più sicuro, o sulla mentalità ultras. Invece sono più pragmatico e dico che se non si riesce ad arginare uno stuolo di una trentina di tifosi in un palazzo per uno spettacolo sportivo, siamo messi male male. Creiamo zona cuscinetto oceaniche e poi troviamo tifosi (quelli veri) con ferita alla testa o poliziotte al pronto soccorso. Ma stiamo scherzando? Un agguato pilotato da trenta individui lasciati deliberatamente “scorrazzare” fuori dal palazzo? Capiamoci, educare tutto il pianeta terra è un affare improbo per cui neanche Gesù Cristo è riuscito nell’intento, evitare che deviati possano esternare la frustrazione oltre la passione sportiva, fa parte della nobile professione legata alle forze dell’ ORDINE.
Raffaele Baldini
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