
Mai dimenticare da dove arriviamo…
Questa volta parto da una considerazione di contorno, quella legata agli appassionati di basket triestini. Registrare una settimana elettrica (e non per la mia influenza ndr.), la volontà di adoperarsi con ogni mezzo per raggiungere Milano, fosse anche a “caval de un bacolo”, restituisce la natura più passionale del tifoso di basket. C’è una diretta rispondenza fra azione (progetto societario e risultati) e reazione, la Pallacanestro Trieste è tornata ad essere credibile agli occhi di chi ne capisce, al punto da meritare uno sforzo economico, di tempo, di energie. Lo spicchio del settore dedicato con la Curva Nord, ma poi innumerevoli inquadrature che ritraggono soggetti sulle tribune con le felpa rossa con la scritta “Trieste” significa tanto, significa che la gente ha capito quanto è bello godersi appieno questo momento, oltre le vittorie e le sconfitte, quanto è bello essere al centro dello spettacolo con i riflettori puntati. E’ la stessa sensazione che sta animando l’attesa delle FinalEight di Torino, ma prima, c’è una fondamentale sfida con Tortona…
Caro Ettore, averceli i tuoi problemi
Molti hanno considerato stucchevoli le uscite di Ettore Messina relative agli infortuni di casa Milano. In realtà devono essere contestualizzate per l’obiettivo principale meneghino, cioè l’Eurolega. Da questo punto di vista perdere Mirotic, Nebo e Caseur, meno con tutto il rispetto per Diop, sposta l’ago della bilancia in Europa. La cacofonia si alimenta quando si entra nel territorio italiano, quando tu head coach ti giri e, laggiù in fondo in fondo, vedi prima Stefano Tonut e poi Guglielmo Caruso. Gli “scongelati” ti producono 22 punti, 8/8 dal campo in una quindicina di minuti, spaccando in due la partita. Perché Milano non ha mai impostato due squadre fisse, per campionato ed Eurolega? Sarebbe performante allenarle contro, sarebbero più chiare le gerarchie, sarebbe più puntuale il lavoro settimanale.
Colbey, croce e delizia
Si è parlato sempre di Denzel Valentine ma, a ben vedere le prestazioni, risulta uno dei giocatori più costanti per rendimento della Pallacanestro Trieste. Quello che invece è una “roulette russa” domenicale è Colbey Ross, appesantito da quel fardello che abbina regia a realizzazioni. Capiamoci, Ross ha bisogno del pallone per essere dominante, nel basket moderno ai 24”, chi ha il pallone… è il playmaker. L’impressione è che Colbey sia, senza particolari motivi, una settimana scattante, frizzante e tonico, la settimana dopo più blando e compassato. Motivo? Non lo so, fatto sta che la sua pallacanestro ne risente, a maggior ragione se di fronte hai una difesa fisica come Milano. Non bastasse, la sua enorme personalità lo porta, inconsapevolmente, a intestardirsi in maniera proporzionale a “danni” fatti sul parquet, naturalmente per risolverli alla sua maniera. Temo che in questo caso siamo al “prendere o lasciare”, e alle volte prendere anche 10 minuti di verve del folletto, vogliono dire vincere a Bologna.
Tortona
Come insegnava l’esperto numero uno Dino Meneghin, con il passare degli anni e l’esperienza di tante battaglie affrontate… il vero quesito dopo una sconfitta è: “cosa si mangia a cena?”. Il senso ovviamente va nella direzione di non avvilupparsi emotivamente dopo una sconfitta che rappresenta un’occasione persa, bensì capire dagli errori con Milano per ripartire di slancio. E’ troppo importante la sfida di sabato sera contro Tortona, calcolando poi che i problemi maggiori, paradossalmente, la squadra di coach Christian gli ha avuti maggiormente fra le mura amiche. Tortona è scivolata contro Reggio dopo un filotto di vittorie, sta bene ma deve affrontare la coppa, cosa non trascurabile. Non serve il richiamo al palazzo, perché ormai è garanzia, serve che il clima sabato sera sia di quelli giusti.
Raffaele Baldini
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