Il “paradosso” Brescia

Perché essere ottimisti? I numeri…

Curioso il mondo sportivo. La Pallacanestro Trieste vince due volte su due contro la Segafredo Bologna in stagione regolare (peraltro senza il roster completo), perde due volte su due contro la Germani Brescia (sempre a roster incompleto) ma mezza Trieste domenica sera ha schiuso un sorriso guardato il risultato finale di Bologna-Trapani. Eppure la Germani ha l’ “immarcabile” Miro Bilan, la “sentenza” Burnell, il dinoccolato Della Valle, il glaciale Ivanovic, oltre che un fattore campo che pesa e un’identità importante data da coach Poeta al gruppo. Sta di fatto che la Virtus Bologna è prima per un motivo, ha un roster strutturato per l’Eurolega, ora con l’aggiunta anche di Brandon Taylor; inoltre, sembra proprio che la compagine felsinea, più di ogni altra “big”, abbia innescato le marce alte usciti dall’impegno europeo. I giuliani possono essere ottimisti perché hanno recuperato tutti i giocatori (Valentine in dubbio fino all’ultimo ndr.), e hanno alternative nel reparto lunghi, motivo per poter studiare il “piano anti-Bilan”.

Si parla tanto di Bilan, ma…

Giustamente tutto il mondo cestistico apre i riflettori, guardando a Brescia, su Miro Bilan, il lungo che non “salta la Gazzetta” ma che porta a spasso il corpaccione con mestiere e tecnica. Dominante, nessuno è riuscito a fermarlo in questa stagione, come tracimante è il talento offensivo di Amedeo Della Valle. Ma siamo sicuri che i due soggetti sono i reali “go-to-guy”? Io dico di no, i sopra citati sono “portatori sani” di pallacanestro efficace e redditizia, sono costanti e difficili da fermare. Quello che penso è, a margine di quanto detto, che sono altri a far pendere la bilancia di una sfida equilibrata: Jason Burnell e Nikola Ivanovic. Il primo, soprattutto, ha un quoziente di incisività pari a… Padreterno, canestri pesanti e letture esiziali. Il secondo ha la faccia tosta della scuola slava, montenegrino che non ci pensa due volte per prendersi responsabilità, anche se la partita gli porta in dote uno 0/10 dal campo.

Trieste gioca sempre in trasferta, ma…

Alle volte subire una situazione (per cui si stanno ancora valutando i termini), può generare la classica sindrome del “noi contro tutto e tutti”, viatico ideale per imprese sportive leggendarie. Ok, un po’ meno dai… però la realtà sta tracciando un quadro molto chiaro all’orizzonte: la Pallacanestro Trieste giocherà i quarti di finale sempre in trasferta. E’ così, anche perché tolte le possibilità di Udine e Treviso per ragioni di ordine pubblico, tolta Verona per distanza minima non garantita con Brescia, restano Venezia (senza copertura totale per gli abbonati triestini), o Forlì (366 chilometri e la Unieuro impegnata nei playoff di A2). Paradosso ulteriore è che, nonostante questa palese negatività (Trieste è il secondo pubblico in Italia ndr.), lo spirito degli appassionati “trasfertisti” è animato da un “sacro fuoco” che si tramuta in decibel e partecipazione viva. Onestamente a Verona non si è avuto l’impressione di giocare in un palazzo freddo, pur considerando che fosse mezzo vuoto.

Raffaele Baldini

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