Prima di campionato, una preseason a tratti criptata, due formazioni che attendono la prima palla a due ufficiale per capire vizi e virtù, o per meglio dire certezze acquisite e da acquisire, per poter capire a che punto si è. Trieste e Trapani hanno percorsi simili, perlomeno nel rimescolamento del roster, mantenendo però la forte identità offensiva, figlia di un talento diffuso.
C’è però la variabile più macroscopica che differenzia le contendenti, la panchina giuliana affidata a Israel Gonzalez, praticamente come affidare il palco a Ozzy Osbourne dopo che per due anni ha cantato (anche con successo) Tiziano Ferro. Una rivoluzione, due allenatori agli antipodi (vedete voi chi è Ozzy e chi Tiziano Ferro), soprattutto una metodologia tecnico/tattica da metabolizzare più lentamente sotto l’egida del neo-coach spagnolo. Ed è proprio questo un aspetto che diventa “chiave”, cioè il fatto che la Pallacanestro Trieste non può essere ancora calibrata perfettamente ai dettami di Gonzalez, necessita di mettersi alla prova per essere “radiografata”, a differenza del più rodato “metodo Repesa”.
Il comun denominatore per agevolarsi la strada verso il successo, per entrambe le formazioni con spiccata inclinazione offensiva, è quella di rendere più credibile possibile la fase difensiva. Entrambe le contendenti hanno uomini di “rottura” sui singoli, Cappelletti, Petrucelli, Rossato nelle fila siciliane, Brown, Anderson, Brooks, Deangeli in quelle triestine, c’è da capire quanto ci sia omogeneità e timing nel lavoro di squadra.
Abbastanza scontato vedere un match dagli alti ritmi, troppi attori animati da istinto per non vedere conclusioni entro i 15” dell’azione. Lo Shark perde un clamoroso attaccante con Justin Robinson ma trova più distribuzione in elementi facili all’accensione come Ford, Allen, Notae, Hurt; se la sfida sotto le plance va verso un pareggio quasi scontato fra Sanogo e Sissoko, chi potrebbe spostare l’ago della bilancia sono i numeri “4”, con Alibegovic da una parte (sempre che la caviglia sia a posto ndr.) e Uthoff-Brooks dall’altra.
E poi ci sarà il Palatrieste, stracolmo e carico di entusiasmo, da sempre lama a doppio taglio per chi esordisce in casa, può essere spinta alle spalle di Deangeli e soci, però può essere anche zavorra per eccesso di emotività.
Finalmente si comincia, buon basket a tutti!

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