Nell’imbizzarrito mercato di serie A, Trieste tiene salde le briglie. Cavaliero bandiera alabardata
Quello che non si dice, ma si sa. La Pallacanestro Trieste sta agendo in perfetta coerenza con una logica manageriale incline a rispettare un budget previsto, sta rispondendo con coscienza ai diktat federali riguardo possibilità economiche e coperture sulla costruzione della stagione 2020/21. L’Allianz Trieste rientra nel novero dei club di medio cabotaggio, in pratica “tutte le altre” dopo la Virtus Bologna e l’Olimpia Milano, un gradino sotto la Reyer Venezia, due gradini sotto la Dinamo Sassari e la Germani Brescia. Monte stipendi netto per roster 5+5? 750 mila euro. Bene, fatta questa premessa, non occorre essere usciti a pieni voti da Princeton o Harvard per registrare un disallineamento evidente fra questi numeri e i primi contratti stipulati da molte società. Non faccio nomi per non passare l’estate in compagnia di un avvocato, dico solo che fino a qualche mese fa molti presidenti esternavano preoccupazione viva sul futuro cestistico del club, ora sembrano più spavaldi di Vittorio Sgarbi alla Camera: proposte biennali e triennali, “top player” contattati e cifre d’ingaggio discusse come se si lavorasse con i soldi del Monopoli. Ecco, appunto, i soldi del Monopoli potrebbero essere alla stregua degli introiti da botteghino/abbonamenti, ma c’è un piccolo problema: sappiamo oggi quando torneremo dei palazzetti? No. Sappiamo quanti entreranno in un’arena da ottobre? No. Sappiamo quando l’emergenza sanitaria sarà realmente finita? No. Quindi, su che basi produco un business-plan per finire la stagione? Si era detto di essere trasparenti, di portare i numeri alla luce del sole per evitare che poi a Dicembre/Gennaio si materializzino i soliti teatrini da “Miseria e Nobiltà”.
Tornando quindi alle vicende legate all’Allianz Trieste, il presidente Mario Ghiacci non sposta di una virgola il focus: si prendono giocatori con quello che si ha, come se non avessimo un abbonato e uno spettatore pagante domani. E’ una visione corretta, etica, garantista rispetto ai voli pindarici che molti fanno. Fontecchio, Gaines, Burns hanno tutti contratti alti per ora, troppo alti per le logiche biancorosse. Luis Scola? Era una scelta circostanziata e mirata al testimonial e giocatore simbolo a livello mondiale. Punto.
Questo non vuol dire che qualche nome alto e sonante non possa essere contrattualizzato da Trieste, ma solo ai presupposti numerici voluti da Trieste.
Se domani, come ci si augura vivamente, si potrà tornare a riempire l’Allianz Dome, sottoscrivendo abbonamenti e acquistando biglietti, Mario Ghiacci sarà il primo ad essere pronto a rinforzare la squadra o addirittura a mettere fieno in cascina per una stagione ambiziosa l’anno dopo; anche perché la piazza da questo punto di vista è una miniera di passione tradotta monetariamente.
Sempre parlando di virtù societarie, si registra con enorme soddisfazione la conferma di Daniele Cavaliero, simbolo della promozione in A di Trieste, uomo credibile e riconoscibile dalla piazza. Come sempre accade la firma sul contratto è il mix di volontà, riconoscenza e appartenenza; il ragazzo è venuto incontro alla società accettando un taglio deciso al contratto (a differenza di altri), il club ha dimostrato di credere ancora in lui volendolo in squadra. Il tifoso deve armarsi di memoria lunga, perché questi gesti in un assolato fine Giugno, devono rimanere indelebili durante tutto l’arco della stagione, perché prescindono dal rendimento sul parquet.
Raffaele Baldini
Pubblicato il giugno 28, 2020, in BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Daniele Cavaliero, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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