Non ti ho visto nè conosciuto, eppure te ne vai da mio idolo. Ciao Dado!

Possibile che io non ti abbia mai conosciuto eppure ti rimpiango come t’avessi avuto accanto per una vita?

Perchè Dado Lombardi fa parte di quella mistica esperienza sociale targata Hurlingham Trieste, una viaggio extrasensoriale fra gli anni ’70 ed ’80, un concentrato vissuto fra due canestri che nessun appassionato di basket puo’ dimenticare. L’onda d’urto dei “leoni neroverdi” ha coinvolto anche chi, come me, aveva pochissimi anni e che ha fortemente voluto fare un viaggio nel tempo per assorbire le emozioni, seppure differite.

Parlare con Laurel, Ritossa, Alberto Tonut, Pozzecco padre e tanti altri protagonisti che hanno incrociato le strade del “dadone” nazionale, mi ha materializzato la forte percezione di un mito della panchina, una figura impossibile da dissolvere con l’incedere del tempo. Un viso da pugile, la stazza imponente ma soprattutto una voce baritonale che metteva in riga anche il passante che camminava serenamente fuori dalle mura dello storico palasport di Chiarbola.

Un uomo che con tre parole d’inglese ma una serie di sfumati accenti governava i più indisciplinati fenomeni del parquet, uno su tutti Rich Laurel. Si, proprio quello etichettato come “piccolo e malato” nella prima discesa dall’aereo, divenuto poi il braccio armato dell’epopea Hurlingham. Ma Dado Lombardi è stato un grandissimo giocatore, per cui sapeva benissimo calibrare bizzarri cavalli di razza, esasperando rimproveri innocui e volgendo lo sguardo altrove su possibili “licenze” .

Scaramantico all’inverosimile, burbero in palestra ma divertente a modo suo fuori dal campo, anche al limite del confidenziale a casa propria, con pantofole e vestaglia. Da buon livornese poco avvezzo alle ruffianate, non ha quasi mai fatto passerelle a Trieste, ha tenuto intimamente stretto un ricordo indelebile.

Quanto avrei voluto intervistarlo, anelato di scuotermi al riverbero della profonda voce magari avendo l’onore di scaturire una delle sue incazzature. Purtroppo ho dovuto piegarmi alla volontà del buon Dado di vivere l’ultimo capitolo della sua esistenza, lontano dalla sua amata moglie, silenziosamente e lontano dal suo mondo, quello del basket.

Ci lascia a 79 anni, quel numero che torna magicamente per ricordare l’anno della promozione dell’Hurlingham in serie A1 (1979/80), giusto per marchiare indelebilmente il suo passaggio, la sua immensa eredità per la pallacanestro a Trieste.

Buon viaggio Dado, e grazie di tutto!

Raffaele Baldini

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Pubblicato il gennaio 22, 2021, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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