Non è tutto oro quello che luccica. Ore d’ansia per la Pallacanestro Trieste

E’ la classica commedia all’italiana…pardon, alla triestina. Ad Aprile ci sono investitori pronti a sgomitare per investire nella pallacanestro (a che pro?), di una solidità imperiale; man mano poi che ci si avvicina alla “dead-line” e ai contratti “nero su bianco” ecco che gli stessi si diradano come camosci (o forse non sono mai esistiti realmente), oppure “aggiustano” cifre e pretese. Tutto sempre con una tempistica nota: 24/48 ore alla formalizzazione degli atti.

Sabato verrà emanato un comunicato stampa in cui si spiegheranno le ragioni di chi dovrebbe entrare, ma nel frattempo nelle stanze dei bottoni c’è un clima da corrida. Pochi spicci e volontà di potere non si coniugano bene, soprattutto se provengono da parti diverse. Inutile addentrarsi nella querelle dialettica, perchè quello che conta è l’ “argent”.

Il famoso tetto economico di entrata, sembrava dapprima ammontare a 3 milioni, poi ad 1,5 milioni ed adesso a 500 mila euro. Ci sarà senz’altro un generoso aumento della quota Allianz (700/800 mila?), i preziosissimi contributi degli sponsor locali (1 milione?), e un probabile ingresso di un’azienda emiliana. La questione però non si discosta dai 3 milioni di euro di budget, con preghiere rivolte alla città per confermare gli introiti da botteghini ed abbonamenti, molto complesso da quantificare alla luce dell’ultima annata un po’ tiepida.

Quindi, senza fare troppi giri di parole: ad oggi la Pallacanestro Trieste non è in grado di sostenere una serie A, per cui sono da prevedere almeno 4 milioni di euro per puntare ad una salvezza. Anche perchè le regole dalla Lega son chiare (oddio, si presumono tali), a Giugno la società firma una presa di responsabilità sui contratti a venire, rispondendo in solido degli eventuali mancati pagamenti.

Non è disfattismo ma sano realismo, si sta facendo di tutto per appianare le divergenze (o cercare di trovare un compromesso) per non mettere in seria difficoltà un patrimonio costruito nel tempo e che è tradizione radicata cittadina.

Ribadisco l’esercizio inutile di trovare la vittima o il carnefice, in quanto tutto quello che viene (o non viene) messo sul piatto è espressione di potenzialità cittadina. Se per l’ennesima volta basket e calcio si trovano in questa situazione è perchè al di là della qualità della vita, delle rotonde o degli alberi di Natale, non c’è mai stato un senso di appartenenza che ha legato l’imprenditoria locale con le massime realtà sportive, se non per fini politici.

Non bisognerà attendere tanto, sabato il comunicato stampa, poi pochi giorni per prendere decisioni definitive.

Raffaele Baldini

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Pubblicato il Maggio 27, 2022, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. Ci vuole azionariato popolare cosi pure i tanti emigrati giuliani around the globe metterebbero volentieri quota

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