
Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini
Una grande partita, un big-match dal valore elevatissimo, per nobiltà delle piazze, per passione ma soprattutto per una classifica che sta delineando i rapporti di forza. La Fortitudo Bologna di coach Caja arriva a Trieste forte di un percorso immacolato, pronta a osare la fuga.
Identità
La “Effe” ha un’identità ben definita, la mano dell’allenatore si vede già ad ottobre; tutti si muovono, le spaziature e i tempi sono già discretamente oliati, i giocatori si cercano esaltando le caratteristiche dei singoli. A livello tattico sarà un banco di prova enorme per coach Christian, perché la Fortitudo può mettere a nudo tutte le lacune giuliane di questo primo periodo; ci dovrà essere estrema puntualità nel leggere le situazioni, come la “zona” da affrontare su rimessa o attacchi bilanciati fra gioco in profondità per Freeman e Ogden e scarichi per uomini esiziali dall’arco come Pietro Aradori.
Adattarsi, ma meglio chiudere l’area
Chiudere l’area difensivamente sarebbe un buon principio, perché tanta fase offensiva bolognese viene strutturata sul passaggio obbligato nel pitturato, o comunque da un attacco alla prima linea (anche in rapide transizioni offensive); ponendo un grado di assoluta attenzione ai tiratori quali Pietro Aradori e Riccardo Bolpin, Trieste potrebbe “chiudere” l’area osando magari su esecutori ondivaghi come Fantinelli, Panni e Sergio. Importante sarà anche dare un grado di fisicità adeguato alla difesa, perché coach Caja può mettere sul parquet un quintetto “pesante” con Fantinelli, Aradori, Ogden e Freeman.
Mandare in lunetta
Speculare sulle medie dalla linea della carità non è certo un piano partita; farlo con una rotazione ridotta come potrebbe essere quella di Trieste potrebbe essere un boomerang. Fatto sta che, legando il discorso della fisicità da mettere in chiave difensiva, spendere un fallo fatto bene potrebbe essere più utile che concedere un tiro facile. Il 69% in quattro partite è una statistica che non può passare inosservata, soprattutto guardando i viaggi in lunetta dei due americani, Ogden e Freeman, entrambi attestati su un modesto 60%; Fantinelli non è una sentenza, tirando peraltro abbastanza spesso a gioco fermo.
Calore
Contro l’ Aquila, contro la “Fossa”, in un palazzo grande come quello triestino, l’ “effetto decibel” diventa una variabile incisiva. Gli appassionati biancorossi devono dimenticare in fretta, devono scuotersi da una retrocessione ancora non digerita per tornare a spingere Deangeli e soci. Un percorso da fare assieme, come sottolineato da giocatori e società, ma un percorso da fare convinti… altrimenti tutto diventa difficile.
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