Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini

In tanti aspettavano questo momento, un nuovo faccia a faccia fra Bologna e Trieste per capire realmente quanto è cresciuta la creatura forgiata da coach Christian. In un PalaDozza esaurito, con tanti tifosi triestini al seguito, ci si gioca il primato, momentaneo, nel girone.

Essere “maleducati”

Deangeli e soci devono scendere a cospetto della “Fossa” con un atteggiamento “maleducato”, nel senso approcciare dalla palla a due senza timori reverenziali, cercando di anticipare l’aggressività altrui e utilizzando con grande intelligenza il “gioco sporco”. La Fortitudo è ad immagine e somiglianza del proprio coach, cioè ruvida in ogni parte del campo, un moto perpetuo che tende (anche con il “fiato sul collo” delle prime file del PalaDozza) a distrarre gli avversari.

Alchimie tattiche, attenzione alle letture sulla “zona”

Ci sarà “zona” e anche per buoni tratti del match, ordinata da coach Caja. Una “zona” molto attenta vicino all’area, tendente a chiudere sui lunghi con raddoppi per sporcare linee di passaggio e rendere disagevole un tiro; lo stato di forma di Vildera e la consueta pericolosità di Candussi saranno elementi ancor più convincenti per adottare quell’arma tattica. Sarà importante per Trieste non stagnare il pallone in post-basso, non eseguire in maniera prevedibile e lenta, ma creare tanto movimento sugli esterni per far muovere Fantinelli e soci.

Rompere il “giocattolo”

Una macro-chiave della partita sarà togliere la possibilità a Caja di attingere a piene mani al quintetto di fiducia, quello cioè costituito da Fantinelli, Bolpin, Aradori, Ogden e Freeman. Con i cambi la pericolosità offensiva della “Effe” cala, c’è un’evidente perdita di fluidità e alcuni elementi tendono a incidere poco perché non in fiducia. Ruzzier e soci dovranno attaccare il quintetto dei pretoriani, appesantirlo di falli, slegarlo.

Ritmo, ma con giudizio

Bologna non farà correre Trieste, in un modo o nell’altro, con metodi leciti e non. C’è troppo talento nella squadra triestina per agevolare la rapida transizione, per sfidarsi balisticamente sugli 80 o 90 punti. La realtà parla chiaro: Piacenza segna 92 punti e rischia di espugnare il PalaDozza, Udine ne segna 87 e stra-vince.

Tiri liberi

In una partita punto a punto, i tiri liberi possono risultare decisivi. Trieste può attingere a piene mani al monte falli, avendo un roster lungo, speculando su quel 68% non proprio rimarchevole di Fantinelli e soci.

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