
Difficile essere razionali, quando hai goduto
Fatica titanica: hai toccato il cielo con un dito e adesso devi fare filosofia alla quarta sconfitta consecutiva. Purtroppo è il destino dello sport, e nella fattispecie quello della pallacanestro di alto livello, per cui, se sei orfano di uno o due leader (figuriamoci tre), praticamente devi solo snocciolare il rosario (a maggior ragione se incontri le “big” del campionato). La società poi, rappresentata da Mike Arcieri, è ascetica nel senso dell’abnegazione per raggiungere lo scopo finale; ha pagato in serie A2 questo approccio, gode di credito e soprattutto non ha mai agito in modo tale dall’essere tacciata di incoerenza. Tradotto: se arriverà qualcuno sarà perché è un uomo forte, funzionale e che non spacca lo spogliatoio. Dobbiamo poi ragionare sul fatto che la Pallacanestro Trieste, nel bilancio globale, ha un “gap” da colmare notevole, derivante da contratti per gli italiani sproporzionati (soprattutto se parliamo di chi gioca 5/10 minuti) e una firma “da riconoscenza” pagata con il sangue, vedi Justin Reyes. Ribadisco, la scorsa stagione siamo tutti stati educati, a dosi massicce di bromuro, nel mettere in seconda fila l’istinto per anteporre un’equilibrata visione d’insieme proiettata a lungo termine. Questo costa la non ammissione alle Final8 di Torino? Può darsi, ed è un peccato perché, per come sono organizzate e per la vetrina che danno, sarebbe stato un ottimo motivo per esserci, e Trieste meriterebbe di esserci per potenziale d’organico. Razionali per razionali, bisogna dircela tutta senza remora: senza i Ross-Brown-Reyes non si vince una, tante pacche sulle spalle, ma nessun referto rosa.
Jayce, caro ragazzo ma…
Jayce Johnson è come il ragazzo che si presenta alla porta per conoscere i genitori della figlia: riga in parte, educato e con un mazzo di fiori da regalare alla madre. Ineccepibile al primo impatto, salvo poi accorgersi che non ha grandissima sostanza. Jayce Johnson ha dimostrato di essere un giocatore molto intelligente, adattabile e scaltro (vedi primo impatto), salvo poi risultare uno dei lunghi meno incisivi del campionato. Calcolando che Trieste non ha l’alter ego, portare in dote al reparto lunghi meno di 8 punti a partita e meno di 6 rimbalzi, con 17.4 minuti di utilizzo, anche causa l’attitudine a essere pescato in infrazione, è una debolezza che non può non essere rimarcata. Anche perché, nel mezzo, ci sono tanti errori da sottomisura. Fattore decisivo? No, incisivo si.
Pubblico del Palatrieste, un successo a prescindere
Giornata nefasta di Bora violenta, tre sconfitte consecutive sul groppone. La Trieste cestistica risponde presente, riempie il Palatrieste quasi in ogni ordine di posto, lo fa ben sapendo (anche perché è appassionato, non coglione) che sarebbe stata un’esecuzione. Non c’è infatti il calore di sempre, ma c’è l’appartenenza, oltre gli infortuni, oltre il risultato, tanto che la quarta sconfitta consecutiva viene salutata con un applauso, quello di chi ha visto i protagonisti in canotta biancorossa dare tutto, nei propri limiti. Competenza che va oltre il gesto atletico o il risultato finale, esattamente come il tributo ad un protagonista silenzioso della promozione in A (Giancarlo Ferrero ndr.) il plauso alla correttezza di Miro Bilan che, a partita ancora aperta, ammette un tocco per restituire la rimessa a Trieste.
Raffaele Baldini
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