
Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini
Un derby triveneto che vale tanto, un Palatrieste tutto esaurito che sostanzia un’attesa spasmodica per la sfida di questo pomeriggio. La Reyer Venezia è a tutti gli effetti una “big” del nostro campionato, ora impaludata in una posizione di classifica non consona, un po’ per infortuni occorsi in stagione (Munford, Parks, Moretti, McGruder, Ennis solo per citarne alcuni), un po’ per un’identità che tarda ad arrivare sotto l’egida di coach Neven Spahija, allenatore confermato dalla società lagunare ma mai troppo saldo sulla panchina. La poca coesione in un gruppo evidentemente ancora da calibrare ha prodotto un’arma spuntata, prova ne siano i 76.5 punti a partita e l’ultimo posto nel campionato di serie A (contro gli 86.2 di Trieste, attestata a 7° posto). Il reparto lunghi è forse quello che da maggiori garanzie, con un dominante Mfiondu Kabengele, 208 centimetri che nel pitturato garantiscono 13.4 punti ad allacciata di scarpe e 11.1 rimbalzi; numeri che, abbinati a quelli di numeri “4” di livello come il figlio d’arte Kyle Wiltjer e l’ex Jordan Parks, portano punti e prepensione a rimbalzo. Ci sarebbe anche un nazionale come Amedeo Tessitori, capace di tirare con il 65.8% da due punti, pur considerando il povero contributo al ferro (2.3 rimbalzi a partita). Reparto quindi indiscutibile che però, nella metà campo di fatica, trova enormi problemi nella difesa sui “pick and roll” dinamici, portando tutto il sistema ad essere spesso in ritardo. Questione acuita poi con le non irreprensibili versioni difensive degli esterni, soprattutto di Tyler Ennis e di Davide Moretti. E’ possibile concedere qualche licenza in più ai lagunari oltre l’arco dei tre punti, il 26.9% li pongono nettamente all’ultimo posto della graduatoria, con insolite versioni balistiche stagionali da dimenticare (Parks con il 17.9%, Moretti 23.1%, Wheatle 11.5% e Casarin con l’8.3%); numeri che non devono essere presi con superficialità, perché c’è sempre la “legge dei grandi numeri” che potrebbe sovvertire il trend: Insomma, è palese che siamo di fronte ad due compagini che interpretano un basket in maniera diametralmente opposta, Venezia gioca a metà campo, con ritmi compassati e cercando di imporre la fisicità d’area, Trieste corre e cerca di declinare su tutti i 28 metri il proprio gioco. Massima attenzione deve essere posta al possibile impatto provocatorio (in senso cestistico, sia chiaro) di Davide Casarin, ottimo difensore, spigoloso e spesso in grado di far deragliare mentalmente gli avversari; avendo nel roster giuliano giocatori “fumantini”, sarebbe il caso di prepararli ad un “trattamento speciale”.
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