Basta un derby vinto per cambiare la faccia ad un inizio stagione? Lo sapremo solo vedendo quello che accadrà dal Palaverde in avanti. La Pallacanestro Trieste affronta una Nutribullet Treviso “sotto un treno” psicologicamente, con zero punti in classifica e un tonfo a Cremona di preoccupanti proporzioni (96-79 ndr.), pur senza Weber e Pinkins.
Paradossale che, statisticamente, la formazione di coach Rossi, primeggia in tutte le voci rispetto a quella giuliana, eccetto la voce relativa ai tiri da tre punti, dove Treviso è al 14° posto con un misero 29.29% e Trieste all’11° con il 34.3%. Paradossale che Ragland e soci sono al 2° posto in serie A per palloni recuperati (8.3), quando in realtà l’impianto difensivo è molto fragile, soprattutto nel reparto esterni (Torresani e Miaschi a parte).
La sensazione è che l’inizio non indimenticabile di Treviso sia figlio di tanti “incompiuti” nel roster, oltre al fatto che Ragland non può godere del supporto di Briantè Weber, ancora ai box. Joe Ragland appunto ha una dimensione offensiva credibile ma in difesa è un Telepass, Abdur-Rahman idem, mentre DeShawn Stephens è monodimensionale, con la sola soluzione offensiva del “pick and roll” per palloni al ferro. Gli unici giocatori di una certa completezza sono Olisevicius e Pinkins, esperti, non proprio però il manifesto della dinamicità.
Coach Rossi ha già rotazioni limitate a 8 giocatori 8 (calcolando il recupero di Pinkins), Non può permettersi quindi di impostare un discorso di estrema aggressività sui 40 minuti, con quintetti diversi. E da qui che tutto passa per l’esperienza del gruppo, di chi mastica pallacanestro e ha vissuto situazioni analoghe. Il derby paradossalmente può essere il salvagente emotivo che è stato per Trieste contro Udine, cioè quella partita che emotivamente di fa elevare il grado di concentrazione a livelli superiori; certamente Treviso rischia, nel caso di falsa partenza, di sentire tutto il peso del clima pesante del Palaverde, ma, per contro, se approccia con efficacia, si può portare dietro il calore di un ambiente che può scaldarsi facile.
Sul fronte giuliano non ci sono troppi calcoli da fare, il calendario mette di fronte un’opportunità, da cogliere al volo. “Rianimato” Toscano-Anderson (fari puntati sul messicano), ritrovate le gerarchie dei leader naturali (Brown, Ross e Uthoff), ora è da capire come il gruppo allenato da coach Gonzalez possa rendere produttiva la macchina sfruttando tutti i cilindri, Davide Moretti su tutti, ex di turno, ma anche uno come Jeff Brooks, possibile ago della bilancia come vice-Sissoko.
40 minuti di derby, 40 minuti per confermare o smentire, 40 minuti di passione.
Raffaele Baldini

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