Arriva quel giorno dove ti arrivano contemporaneamente quattro “mal di testa” contemporaneamente: Nikola Ivanovic, Jason Burnell, Miro Bilan e Amedeo Della Valle. Non basterebbe un pastiglione di “Moment” formato “tallero di Maria Teresa” per arginare il problema.
La Germani Brescia, rimasta quasi inalterata da vice-campione d’Italia, conserva anche con la gestione Cotelli, un’identità chiara, fatta di un’esecuzione da manuale del “pick and roll”, ma non solo fra play-lungo, bensì anche nella capacità del Bilan di turno di scaricare extra-pass per compagni liberi sull’arco dei tre punti, dove Brescia è al 2° posto con un rimarchevole 38.8% (contro il 38.2 di Trieste, per il quarto posto generale). C’è un concentrato di problemi nell’arginare questa arma tattica, compresa l’indubbia capacità di Della Valle e soci di lucrare sui falli avversari evidenziando i contatti.
Poi ci sono le “armi improprie”, quelle per cui faresti carte false per averle nel tuo arsenale. La prima si chiama Jason Burnell, a mio personale giudizio, il giocatore più dominante del campionato di Lba, quello che sposta gli equilibri sempre con le cose giuste al momento giusto. Lo marchi con un esterno e lui, spalle a canestro, andrà al ferro di fisico, lo marchi con un’ala forte e lui correrà sui 28 metri come un levriero, lo raddoppi… e lui scarica palloni ai compagni con tempi perfetti. L’altro è Nikola Ivanovic, altro elemento che sembra un impiegato di banca e che invece ha nell’ “istinto killer” la caratteristica migliore; può giocare una partita da 0/10 al tiro e segnare la tripla vittoria.
Sembrerà strano ma non mette la sfida Bilan-Sissoko fra le prime “chiavi” del match. La conoscenza, l’esperienza e intelligenza del croato, hanno trasformato un’arma totale e accentratrice del gioco, in uno straordinario veicolo per l’efficienza di squadra; può essere senz’altro dominante, ma anche sapiente distributore di palloni, non c’è “cannibalismo” nel suo interpretare la pallacanestro.
Per quanto concerne Trieste, nonostante Brescia fosse una formazione a cui piace correre (e se entra in ritmo, son dolori!), anche Toscano-Anderson devono farlo, essere quel moto perpetuo che in coppa ha fatto ammattire i bosniaci. Non c’è altra via, nel gioco a metà campo, la compagine giuliana ha tutto da perdere. Sarà una sfida importante senza tinte biancorosse sugli spalti, un vuoto che rappresenta benissimo la decisione “ponziopilatesca” di vietare la trasferta, uniformando calcio e basket, senza nemmeno capire i connotati e le diversità. Questa decisione non è un colpo deciso alla violenza, è un colpo deciso ad un’oasi di passione e sportività come è sempre stata Brescia-Trieste.
Raffaele Baldini

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