Keys of the match – Reyer Venezia
Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini
Parte con tutte le meravigliose incognite del caso il campionato della Pallacanestro Trieste. Una prima a casa dei Campioni d’Italia, in quel Taliercio sfregio alla nobiltà della compagine lagunare. Sintetizziamo le possibili chiavi della partita.
Calibrature diverse
Sulla carta non c’è storia, il roster veneto è nettamente più forte di quello triestino. C’è però un tipo di preparazione diverso, proiettato a lungo termine (quindi con crescendo finale) per la Reyer, adeguato al campionato per Trieste. La relativa condizione di Daye e soci ahimè viene bilanciata da un nucleo ampio confermato dalla scorsa stagione, quindi collaudato. A Trieste non resta che, come l’anno scorso, imbrigliare i meccanismi veneti, spezzare il ritmo e magari innervosire qualche punta di diamante (Daye?).
Controllo del pitturato
Watt-Vidmar-Udanoh-Pellegrino vs Mitchell-Cooke-Da Ros-Janelidze. Ok, bando alle facili ironie…la questione è tutta nel controllo del pitturato dal punto di vista difensivo. C’è troppa disparità di talento per pensare una sfida balistica, meglio adoperarsi per smorzare l’incidenza di quella reyerina. Guardano alle caratteristiche dei quattro in maglia oro-granata, Watt a parte, trattasi di soggetti con raggio d’azione non oltre i due/tre metri dal canestro; per questo motivo l’uso corretto del “tagliafuori” e una fisicità ruvida potrebbe essere il viatico ad un successo parziale nella partita a scacchi del match.
Chi marca Tonut?
Paradossalmente il reparto esterni della Reyer fa meno paura dal punto dell’esplosività, eccetto Stefano Tonut. I vari De Nicolao, Filloy, Stone, Bramos, Chappell sono “marcabili” dagli esterni biancorossi, a patto che ci sia la voglia di misurarsi su questo aspetto. Viceversa Dalmasson non ha più il Green della situazione, ha la fisicità ma maggior lentezza di gambe di Coronica e DeQuan Jones non è più la pantera di Cantù. Quindi il figlio di Alberto chi lo marca? Bella domanda…la speranza è che il primo marcatore sia l’emotività del figlio di Alberto, poi “aiuti” difensivi puntuali a difesa del ferro.
Approcci mobidi
La Reyer Venezia ha un comun denominatore registrato nella pre-season e in Supercoppa: fatica nei primi quarti delle partite. Curioso, avendo un roster confermato dall’anno scorso e quindi avendo gli equilibri immutati; fatto sta che può essere una rara debolezza su cui Trieste può speculare con i campioni d’Italia. Sempre che non diventi presunzione qualora si fosse avanti nel punteggio prima dell’intervallo.
A prescindere da tutto, parola d’ordine per la Pallacanestro Trieste: “sporcare” la partita.
Pubblicato il settembre 26, 2019, in BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Pallacanestro Trieste, Raffaele Baldini, Reyer Venezia. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
Lascia un commento
Comments 0