Quando nessuno si incazza…

rabbiaCi sono modi e modi di vincere, ci sono modi e modi di perdere.

Il linguaggio del corpo di TUTTI i componenti della Pallacanestro Trieste è da encefalogramma piatto, come il bambino a scuola che prende insufficienza e fa “spallucce” alla reprimenda.

Provate a togliere ad Obradovic il rossore sul volto o la bava alla bocca, probabilmente i giocatori da lui allenati percepirebbero un terzo della voglia che ha di vincere; oppure provate a perdere avendo in squadra “Bobo” Prandin…di certo in spogliatoio qualche scarpa volerebbe. Perché tutto questo? Perché il “sacro fuoco” non si compra al mercato, e nemmeno l’amor proprio, proprio quello che per esempio spingeva il Da Ros “giusto” a zittire la platea dell’Allianz Dome con canestri, dopo momenti difficili.

Durante il -17 a Roma ho visto Mitchell parlare placidamente con il suo carnefice (Jefferson ndr.) come fosse una chiacchierata in Viale, Jones scherzare con Buford, Dalmasson con le braccia conserte senza la fatidica “vena di fuori”. Insomma, una serata romana pensando se prendere un cacio e pepe e un abbacchio, quando sarebbe bastato alzare lo sguardo verso chi si è fatto chilometri e chi questa mattina andrà a lavorare direttamente dal rientro dalla trasferta, per svegliarsi dal torpore.

E dove il fisico non arriva, la lingua viaggia veloce. Elmore si è auto-investito come esterno fra i migliori del massimo campionato italiano, millantando percentuali esiziali dall’arco durante gli allenamenti settimanali. Peccato che anche il sottoscritto dietro un microfono può dire di essere la controfigura di Rocco Siffredi, salvo poi essere a…corto di argomenti nel momento della verità.

Non è servita nemmeno la reprimenda del Presidente Ghiacci alla presentazione dello sponsor Allianz, marchio per cui TUTTI devono affacciarsi con rispetto e senso del dovere. Che fare quindi? Mandare via l’allenatore che non riesce a scuotere il gruppo? Mandare via mezza squadra?

Qualcuno ha giustamente richiamato all’ordine la platea assetata di sangue ricordando che Pesaro è alla canna del gas e che sicuramente, al di là di Pistoia, c’è una società con gravi problemi finanziari (retaggio dell’ultimo consiglio federale). Il senso quindi di investire compulsivamente per cercare di rinforzare la squadra, potrebbe essere un’operazione costosa e con relativa soddisfazione.

Il problema è che c’è da radiografare lo stato di salute del gruppo, e soprattutto del gruppo in funzione del suo timoniere. Qualora non ci fosse più comunicazione, il senso di nuovi innesti sarebbe ancora meno utile, perché il “giocattolo” sarebbe inesorabilmente rotto.

E’ ora quindi di prendere decisioni con la dovuta personalità, coerenti e senza tentennamenti, a costo di scontentare tanti. E per quanto riguarda coach Eugenio Dalmasson, che ha sempre professato (e dimostrato!) il principio della lealtà professionale verso una piazza che lo ama e che lui ama, ci si aspetta da lui un ennesimo gesto sincero, quello di analizzare il suo rapporto con la squadra ed eventualmente suggerire alla società la scelta più adeguata, non di assentarsi dalla sala stampa.

Partendo però dal principio che se nessuno s’incazza, nessuno dimostra di tenere realmente alla canotta per cui gioca.

 

Raffaele Baldini

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Pubblicato il dicembre 9, 2019, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 3 commenti.

  1. Bravo roberto! Quando il timoniere dall’interno percepisce la barca dall’esterno e “la lingua viaggia veloce” allora lasciamo andare la barca finchè va la e po bom!

  2. Bravo Raffaele credo tu abbia centrato il problema, quando il timoniere non governa più la barca ci sono ottime probabilità di affondare con tutto l’equipaggio

  3. Forse la “bella notizia” ufficiale riguardo a nuovo CdA e nuovo main sponsor all’interno, da chi lavora, non è percepita come tale? Da capire se il percepito interno oppure l’immagine esterna sono il vero, ma di solito chi vede da dentro vede meglio…

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