I numeri sui bilanci: dal Paradiso all’Inferno nel primo anno serie A

Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini

Mai come in questo periodo l’economia nella pallacanestro di vertice tiene banco, alla luce dell’emergenza sanitaria e alle ristrettezze a cui sono chiamati i club di serie A. Da Milano Finanza vengono alla luce i numeri reali dei bilanci della stagione 2018/19, un volume di affari che si aggira attorno ai 90 milioni di euro (giusto per capire quanto c’è in ballo). Interessante compendio per chi volesse schiarire le idee sull’annata più isterica del basket triestino (oggetto di un dibattito infinito), quello che ha visto l’arresto dell’allora Presidente Luigi Scavone e la lenta uscita di scena di Alma dal sodalizio biancorosso. La società giuliana è partita forte, sapendo di mettere sul piatto una cifra importante, per l’esattezza 6.422.598 euro, in pratica il quinto budget della massima serie dietro solo Milano (quasi 30 milioni!), Virtus Bologna e Reyer Venezia (oltre i 9 milioni), vicinissima alla Dinamo Sassari (6.689.044 euro). Il settimo posto finale con l’eliminazione subita dalla Vanoli Cremona aumenta le recriminazioni quindi, non solo per gli infortuni di Zoran Dragic e la gestione rivedibili delle due gare in terra lombarda, bensì anche per aver avuto la consapevolezza di aver viaggiato con una macchina di grossa cilindrata. La nostra carnefice, la Vanoli Cremona, quell’anno spese globalmente 2.912.001 euro, meno della metà di Trieste. L’amaro epilogo stagionale lo conosciamo tutti, un buco pesante di 2.098.624, il più pesante della serie A, mitigato sensibilmente dalle straordinarie iniziative popolari. Peculiarità guardando i numeri dei bilanci dei club ce ne sono: dal passivo minimo dell’Armani Milano (-64.174 euro ) a fronte della spesa di cui sopra, segno di un lavoro di marketing e di ticketing eccellente, al guadagno in casa Reyer Venezia (+127.893 euro), figlio di ricavi importanti 10.088.806, ma poco giustificabile con un arena da 3500 posti e una visibilità nettamente inferiore a quella dei meneghini. Interessante invece il percorso di Brindisi, quasi sempre votato ad una attenzione al bilancio (-37.226 euro), a spese controllate (3.103.706) pur costruendo squadre di ottimo livello. Sempre tornando alle vicende di “casa nostra”, un altra parallelismo mette a nudo l’annata non positiva della stagione successiva, quella 2019/20: la Pallacanestro Trieste, orfana di Alma, potè contare comunque su un monte salari di quasi 2 milioni di euro (staff e giocatori), contro il 1.942.185 euro dell’anno prima, quello dell’opulenza e dei grandi nomi. Evidente che i rinforzi in corso d’opera (Hickman,Washington e Cervi) hanno elevato a dismisura la spese, poi limate dalla crisi sanitaria e dall’interruzione del campionato in corso.

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Pubblicato il ottobre 29, 2020, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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