Analisi del giorno dopo: Chi sa rialzarsi, equivoci su Delìa e tiri liberi, i rimbalzi persi
Le assenze di Henry e Udanoh pesano
L’Allianz Trieste non è l’Armani Milano o la Virtus Bologna, non è neanche Sassari o Venezia. In casa biancorossa le assenze di Myke Henry e Ike Udanoh, contro una Brindisi strutturata, pesano; basterebbe fare l’opposto, togliere Harrison e Perkins ai pugliesi per capire di cosa stiamo parlando. Chi puntualizza l’ottimo rinforzo di Marcos Delìa per coprire il vuoto lasciato da Udanoh, dovrebbe anche avere l’onestà intellettuale di ammettere che l’argentino è lontano dalla migliore condizione. Henry è l’unico terminale credibile per spaccare le partite: ha capacità penetrative, ha scaltrezza e tiro, oltre ad una innata serenità nell’esprimere pallacanestro. Ora come ora Trieste manca di uomini in grado di attaccare il ferro in penetrazione, con la giusta fisicità (Doyle lo fa se costretto e con poca convinzione); Myke henry è l’unico che può farlo con efficacia.
La questione dei rimbalzi offensivi concessi parte da lontano
Nei manuali di pallacanestro (che non ho scritto io ndr.) si afferma che un buon attacco porta in dote un canestro o, nel peggiore dei casi, un comodo rimbalzo offensivo. Eh si, la battaglia ai rimbalzi vinta nettamente da Brindisi (24 offensivi sono un record), parte da un’attenzione relativa al “tagliafuori” degli uomini di Dalmasson ma anche da una straordinaria capacità brindisina di occupare il campo, di creare sovrannumeri e quindi di tirare senza dar modo alla difesa di accoppiarsi. Che poi l’assenza di Henry e Udanoh ci restituisca anche una squadra ai minimi termini atletici per la categoria, è un altro dato di fatto.
Non conta quante volte cadi, ma quante ti rialzi
Ieri, fra le pieghe della partita, mi sono piaciute alcune reazioni dei singoli, non scontate. Matteo Da Ros, ormai considerato un oggetto misterioso da settimane che torna a fare quello per cui è stato acquistato anni fa: anticipi difensivi, dinamismo offensivo con licenze di attaccare. DeVonte Upson ha preso quel tiro dai cinque metri quando mezza Trieste e provincia stava per etichettarlo come “nuovo Wenzel o Crudup”; da quel canestro ha preso fiducia per fare 4/5 minuti buoni e agevolare la rimonta dei suoi. Anche Tommy Laquintana, spesso deragliato su una regia confusionaria, si è rialzato con personalità insaccando due triple e un bel canestro in entrata. Tutti segni di un gruppo che non è malato, di un gruppo che ha solo bisogno di amalgamarsi meglio, trovando equilibri ma soprattutto…uomini.
L’equivoco Marcos Delìa
Sgombriamo il campo da equivoci: da ANNI non si vedeva a Trieste un “5” che crea profondità, che “tagliafuori” offensivamente il proprio attaccante e che usa il corpo abbinandolo ad una buona tecnica di base per andare a canestro. Marcos Delìa è giocatore vero, al 30% della condizione (per questa è la realtà) ha prodotto 13 punti, 6 rimbalzi e 8 falli subiti; per buona parte del primo tempo è stato un incubo per la difesa brindisina. Poi subentra un mix di stanchezza e il lato oscuro di una carriera: sulla stanchezza c’è poco da discutere e verrà regolata da un lavoro atletico ad hoc, per il lato oscuro ahimè sarà più complesso. Parlo della leggerezza con cui interpreta il ruolo, spesso con le gambe dritte, con ricezioni morbide e mani “insaponate”; ok, se fosse stato più ruvido l’avremmo visto con una carriera in Eurolega.
…e l’equivoco dei tiri liberi
Ovviamente il dato più eclatante è il 44.4% ai tiri liberi, non sufficiente per vincere una partita punto a punto. Ma io farei un ragionamento più ampio: non vi sembrano pochi 9 tiri liberi tentati? Torno a quanto sopra, l’Allianz Trieste fa fatica da attaccare il canestro, gioca per vie perimetrali o ha lunghi dall’atteggiamento morbido che rimbalzano sui contatti. Brindisi con 21 tentativi si è fatta una sorta di polizza preventiva per match equilibrati; che poi tirino con l’85.7% è un merito ulteriore.
Raffaele Baldini
Pubblicato il ottobre 26, 2020, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Analisi giorno dopo, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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