Analisi post Brindisi: difesa spettacolare, le scelte di Ciani e quel reparto lunghi duttile
Difesa spettacolare
Le partite si vincono in difesa, a meno che tu non sia i Golden State Warriors. Coach Franco Ciani ha conservato la virtuosa eredità di coach Dalmasson, quella improntata alla difesa “a uomo” aggressiva, con le mani addosso al limite del fallo, fisica quanto basta per far sentire la fisicità all’avversario. A questo, l’Allianz nuova vista contro Brindisi ha aggiunto un impianto corale oliato, attento negli “aiuti” difensivi, educato anche a “mis-match” pericolosi, lungo-esterno ed esterno-lungo. Si è visto come già nella difesa sugli esterni pugliesi c’era la chiara volontà dei difensori di portare l’attaccante dove si voleva, anche far arrivare la palla a Nick Perkins, predisponendo raddoppi puntuali. Tutto questo è figlio del lavoro settimanale in palestra ma anche di un’attenta video-analisi, per cui il duo Legovich-Bazzarini non è esente da meriti.
Sfatato il tabù, ma evitiamo sciocchezze di bassa levatura
Sfatare un tabù è sempre una liberazione, anche perché lo scimmione sulla spalla cominciava ad avere dimensioni di King Kong. Fare però un parallelismo con il pregresso e il record negativo di coach Eugenio Dalmasson è irriverente, superficiale, stupido. Ogni anno è un capitolo nuovo, soprattutto nella pallacanestro, in cui i roster in estate cambiano completamente fisionomia; l’Happy Casa ha perso dei “top player” come Thompson, Willis e D’Angelo Harrison, scovati senz’altro dal semi-anonimato (eccetto l’ultimo) ma alla prova dei fatti giocatori clamorosi per impatto nel nostro campionato. Frank Vitucci ha dovuto quindi adattare la nuova realtà, meno talentuosa e anche più statica nella tipologia dei singoli, avendo la necessità di costruire nel tempo una squadra competitiva per i piani alti della classifica. Quindi, fare paragoni non ha senso, né ora né mai.
Quelle scelte coraggiose
Tutti, ma proprio tutti, a cinque minuti dal termine dei tempi regolamentari, vedendo uscire Sagaba Konate (con 4 falli ndr.) per Marcos Delia, avranno portato le mani al volto sbarrando gli occhi pieni di incredulità; il centro maliano stava dominando offensivamente e aveva tutta l’energia per portarsi in spalla Perkins. La coerenza nella lettura della partita ha portato coach Ciani a preferire l’argentino, per attitudine difensiva, per esperienza e centimetri “da disturbo”. Esattamente come nel terzo quarto la maggior propensione alla fatica di Lodovico Deangeli su Gaspardo ha avuto la meglio sul maggior tasso qualitativo di qualsiasi altro giocatore. Da esordiente come head-coach nella panchina triestina, coach Ciani ha dimostrato coraggio (tanto), coerenza, quando sarebbe stato più facile dare in pasto a stampa e tifosi la soluzione più ovvia.
La duttilità del reparto lunghi
L’avevamo detto in tempi non sospetti, il reparto lunghi per come è stato costruito, è duttile e può aprire un ventaglio di soluzioni tattiche. L’Allianz Trieste si trova il lusso di poter far sedere il suo centro dominante per mettere un duo difensivo come Grazulis-Delia. Potrebbe anche scegliere una coppia dinamica con Konate a riempire l’area e Lever a colpire dall’arco, o addirittura una soluzione muscolare con Grazulis-Konate. Insomma, tanta roba a disposizione di coach Ciani, anche se la chiave rimane sempre un equilibrio fra interni ed esterni per togliere punti di riferimento all’avversaria.
Sanders, qualsiasi cosa fai…falla con convinzione
Alcuni aspetti della partita di Sanders non sono dispiaciuti. Quel primo passo di penetrazione fulmineo e la capacità sempre più puntuale di leggere la reazione della difesa, possono essere rimarchevoli dopo anni di playmaker piuttosto statici. Resta il “gap” al tiro, ma un mio vecchio allenatore diceva “qualsiasi cosa fai su un campo di basket, falla con convinzione.” Inutile calcolare vento, umidità, metri di distanza dal difensore prima di tirare… l’avversario ti “battezza”? Bene, tu affonda un palleggio per entrare in ritmo e spara l’arancia verso il ferro. Niente titubanze, in serie A non sono ammesse.
L’energia del Dome
Non è al suo meglio, come logico che sia rispetto alle direttive sulla capienza, però il calore soprattutto nei momenti caldi, si è sentito e lo hanno sentito i giocatori. Manca sicuramente la spinta della Curva Nord, però ci sono i “battitori liberi” con voce baritonale che aprono cori convincenti per trascinare tutto il palazzo. Auspichiamo l’aumento della capienza, perché l’Allianz Dome è e sarà sempre un fattore!
Raffaele Baldini
Pubblicato il settembre 27, 2021, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Analisi giorno dopo, Happy Casa Brindisi, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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