Economie di scala in Pallacanestro Trieste
Se l’appassionato di pallacanestro triestino non si deprimesse per l’addio di un giocatore come Adrian Banks, non sarebbe reale. C’è troppa conoscenza per non subire l’abbacinante classe cestistica del treccioluto americano, troppo vissuto per non sapere che questa stagione non vedremo nulla di simile. Non bastasse, aver rinforzato una contendente al mantenimento della categoria, non aiuta.
Tutto questo non deve confondere il dispiacere per un addio, con una sentenza sommaria verso la società. Non ci sono i termini, in primis perché mancano le tre pedine fondamentali per il completamento del roster, in seconda battuta perché c’è un credo filosofico che fa capo a coach Legovich da rispettare, senza data di scadenza. In ultima battuta la razionalità dei numeri, per cui non è concesso far voli pindarici (il budget è il più basso della serie A, a meno che non arrivi linfa nuova), bensì è concesso sperare di trovare tre elementi da far sbocciare come fu per Green e Parks. Oggi potrebbero esserci novità in termini di sponsor, ma non sarà sensibile da spostare il discorso di cui sopra.
Deprimersi? No, semmai trovare le motivazioni per voler stupire e stupirsi, creando soprattutto al Dome le condizioni per un fortino carico di insidie per le avversarie. Ogni abbonamento è un sacco di sabbia per erigere una trincea, ogni abbonamento e una spinta alle spalle di Bossi e soci, ogni abbonamento rinsalda l’identità alabardata da sprigionare sui 28 metri di parquet. Dobbiamo essere sinceri, il parco italiani reggerebbe una medio-alta A2, quello americano sarà da vedere ma non partirà certo “stellato”; un motivo in più per osare, per ricacciare al mittente griglie e previsioni che ci vedranno per forza di cose in fondo alla lista.
L’onda emotiva si crea anche con artifizi e una regia estrosa, quello che totalmente manca in questo momento alla Pallacanestro Trieste. Varata la campagna abbonamenti si è spenta la luce, si poteva raccogliere le testimonianze dei primi aficionados, si potevano creare video motivazionali, si poteva cominciare a far conoscere i nuovi/vecchi protagonisti. Niente di tutto ciò, come sempre si specula sull’equazione Trieste=basket, si da per scontata la presenza degli appassionati sugli spalti. Parafrasando Marco Bono che, con una battuta, il giorno della campagna abbonamenti ha dribblato l’annosa questione del Direttore Sportivo con “…preferisco risparmiare uno stipendio del Direttore Sportivo (avendo Mario Ghiacci ndr.) per prendere un giocatore più forte”. Con la stessa logica allora sarebbe utile “asciugare” il “parco stipendiati” a servizio della Pallacanestro Trieste, nei settori facilmente individuabili, per prendere un giocatore ancora più forte. Con la differenza che un Direttore Sportivo ti può chiudere un affare con i dividendi che ne conseguono.
Ovviamente è una provocazione, il sottoscritto ritiene che i ruoli in una società di serie A (!!) abbiano un senso sempre e comunque, purchè vengano nobilitati dal LAVORO svolto (e non mi permetto di giudicare gli attuali interessati). Continua ad esserci una tangibile sensazione di tiepida comunicazione fra società e pubblico, continua a mancare l’effetto sorpresa decisivo per convincere i dubbiosi; scivolare nella semplificazione “o ti abboni o vuol dire che non ci tieni alla Pallacanestro Trieste” è operazione non corretta, o meglio, la esternerei solo dopo aver fatto di tutto per portare più tifosi possibile al Dome.
Resta il fatto che chi sottoscrive l’abbonamento non sbaglia mai, e soprattutto chi paga ha il diritto poi di rivendicare le proprie ragioni.
Raffaele Baldini
Pubblicato il luglio 11, 2022, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Pallacanestro Trieste, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
Gentile guarisci che ti aspettiamo